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martedì, dicembre 13, 2011

Giornata memorabile

Oggi, per la prima volta, sono riuscito a pagare alla cassa automatica di un supermercato senza dovermi fare aiutare da un assistente.
Fino ad oggi non c'ero mai riuscito. O perchè la cassa voleva darmi per forza un sacchetto o perchè avevo tolto gli acquisti dal ripiano troppo presto...insomma, ce n'era sempre una e doveva intervenire l'assistenza per sbloccare la procedura e permettermi d'andarmene.
E pensare che è ben gentile la cassa automatica, mi saluta sempre quando me ne vado, con voce convinta.
Bene, da oggi tenterò di non odiarla più e la saluterò anch'io...anzi, se gradisce, la bacerò pure sulla guancia la prossima cassa automatica di un supermercato che incontrerò.

venerdì, dicembre 09, 2011

MARCIA FUNEBRE (A Chiara…)

MARCIA FUNEBRE   (A Chiara…)                                                           

“Perché forte come la morte è l’amore” (Ct 8,6)


Al mio funerale vorrei essere tanto solo da non esserci nemmeno io.
Invece di sicuro c’è che solo io non ci sarò.
Vorrei che non ci fosse nessuno che mi pianga, né col lacrime false ma tantomeno con lacrime vere.
E se proprio ci deve essere qualcuno che piange, vorrei che ci fosse solo una prima fila al mio funerale, in modo che nessuno possa vedere un dolore, magari solo messo in mostra, più forte degli altri.

Ma prima di arrivare a questo avrò vissuto e con qualcuno di voi avrò percorso una parte di quella strada che viene chiamata vita.
Con qualcuno di voi avrò condiviso amore o odio, gioia e tristezza.
Con qualcuno di voi, o a causa di qualcuno di voi, avrò riso o pianto.
Tutte quelle emozioni  che colorano quello strano fenomeno per cui la materia arriva a prendere coscienza di sé stessa chiamato vita.

Al mio funerale io solo non ci sarò. Non piangerò e non riderò.
E non posso neanche essere del tutto sicuro di non esserci. La mia intelligenza infinitesima non può conoscere quello che ancora rimane il mistero della vita e della morte.
A chi mi è stato amico, allora, vorrei chiedere di ricordarmi nei momenti più allegri, cosicché, se stessi cavalcando nei verdi pascoli assieme a chi prima di me è stato costretto a lasciare questa vita, possa sentire l’eco delle vostre risa e, ascoltandole, possa anch’io, assieme a voi, sentire ancora un po’ il calore della vita in quei momenti in cui più la si è amata.

Al mio funerale, forse, saremo una bella compagnia.




Potete trovare questo scritto, insieme ad altri interessanti articoli, nel nuovo numero di Essellemoviemagazin

lunedì, ottobre 10, 2011

Opere d'arte messe da parte

Fra le cose più belle che ha un mio conoscente collezionista - non mi spingo a dire le uniche belle, anche se un po' lo penso - ci sono gli imballaggi in legno delle opere d'arte.
Ve ne sono alcuni così ben costruiti che una volta che sono entrato in casa sua con un mobile in truciolato  rivestito con un laminato plastico bianco, questo è diventato rosso di vergogna.

domenica, ottobre 09, 2011

9 ottobre 1963

Il Vajont.
Ero già nato quando successe ma ero ancora troppo piccolo per conservarne ora una memoria diretta.
Ma sia mio padre che un parente di mia madre della generazione precedente hanno lavorato nel campo idroelettrico. Ho avuto testimonianze dirette, oltre che aver visto personalmente numerose centrali, di quella che fu la corsa all'oro bianco in Italia dagli anni '30 in avanti. Poi divenne incommensurabilmente (esagero) più importante l'oro nero.
E sono cresciuto avendo come mito l'ingegner Semenza che costruì una diga che resistette a un'onda poderosa.
Ci furono piccole frane e microterremoti gli anni prima, ma continuarono a riempire l'invaso. I montatori meccanici di una ditta di macchine idrauliche tornavano in sede e dicevano che tremavano le baracche in cui dormivano. Ma continuarono a riempire. Il sistema  è buono e ben progettato, c'è tutta la carta che lo dice, non si può fermare il sistema...quella sì che sarebbe una gran perdita.
 Piccole scosse di assestamento ma poi sarebbe andato tutto a posto perchè il sistema è buono e ben progettato.
Oggi, dopo tanti anni, mi vien da pensare che anche il denaro viene chiamato liquido, come l'acqua, che allora era l'oro bianco.
Ma se il sistema è buono e ben progettato anche le piccole scosse di questi anni che si vedono sui mercati finanziari non sono segnali di pericolo e tutto andrà a posto. E giù a stampar moneta che il liquido deve scorrere; poi tutto andrà a posto, come per il Vajont.

domenica, settembre 18, 2011

DSK

Mentre il Sarko va a fare la campagna elettorale anche in Libia DSK, oggi, ha annunciato che non correrà per l'Eliseo.
Frega nulla..se non che usa una strana locuzione per spiegare questa sua decisione.
Dice che ha mancato verso la moglie, la famiglia e anche verso i francesi, che non ha commesso reati ma ha una "colpa morale".
Colpa morale?
Ho cercato dappertutto ma non ho trovato, qui in Italia, chi riuscisse a spiegarmi che vuol dire "colpa morale".
Credo che sia una antica espressione ormai caduta in disuso.

mercoledì, settembre 14, 2011

economia democrazia oligarchia

Uscito il nuovo libro di Loretta Napoleoni, studiosa di economia...mica carta sporcata da Tremonti.

http://notizie.tiscali.it/articoli/economia/11/09/14/napoleoni_libro_contagio.html

martedì, settembre 06, 2011

sciopero generale

sciopero

mercoledì, agosto 17, 2011

Adriana Zarri

Solo oggi mi sono accorto che Adriana Zarri è morta il 18 novembre scorso.
I lavori che hanno stravolto casa mia mi hanno fatto rinchiudere in un bozzolo ancora più impenetrabile di quello solito e anche questa notizia, tra molte altre, mi è sfuggita.
Non so perchè l'ho pensata ieri prima di addormentarmi. Forse a causa di uno dei soliti insulti di Bossi, che ha dato a Brunetta l'epiteto di nano di Venezia.
La Zarri, quando Bossi fu colpito da ictus, scrisse in un articolo: "Bossi è riapparso in pubblico, ed è stato evidente il suo decadimento fisico. Ben comprensibile perché, per errore, è stato curato da un medico. Serviva invece un veterinario".
Lei, teologa e pacatissima nei modi, scrisse questo.
Non ho mai letto un suo libro. L'ascoltavo, a cavallo tra gli anni '80 e '90, in una trasmissione televisiva, Samarcanda era il titolo. La trasmissione che diede popolarità a Santoro.
Mi colpiva la profondità dei suoi interventi e il modo leggero, lieve, con cui li trattava. Era incisiva ma pareva tagliare accarezzando.
E adesso mi vien da pensare che per essere incisivi ci deve essere della carne da incidere. Quando le persone sono di fango il coltello passa ma subito dopo il suo passaggio il fango si richiude come se non fosse passata nessuna lama.






giovedì, luglio 14, 2011

Come l'educazione impedisce di dare il peggio di sé stessi

E, per chi passa da qui a leggere, si è capito che è da più di un anno che frequento Second Life.
La parte brutta è che da più di un anno, come contatti sociali, frequento quasi solo Second Life.
Negli ultimi tempi in quella chat a cartoni animati - sempre più belli per la verità - mi trovo a passare molto tempo il land dedicate al BDSM, tetragramma che condensa in sé tante cose. Quattro lettere comode per sintetizzare in esse un sacco di comportamenti che vanno dall'estetica di alcuni fetish fino...ecco, pensate ad una fine e aggiugete qualcosa in più...
Ma non voglio parlare di questo, anche perchè la cosa che si fa di più nelle land che ho maggiormente frequentato, l'attività principale, è il cazzeggio, che non so se sia BDSM ma fa passare il tempo. Questo mi serve perchè in questo ultimo anno ho perso buona parte della mia capacità di concentrazione e quasi tutta la voglia di andare avanti. In poche parole non riesco a fare niente e quello che mi sono trovato a fare, nella vita reale, o non è servito o l'ho fatto male.
Ma non voglio parlare neanche di questo. Quando ero piccolo i miei, quando mi lamentavo, mi dicevano sempre che avrei dovuto provare la guerra e questo mi impedisce di lasciarmi andare e rompere le gonadi con i cazzi miei davanti a degli sconosciuti, Con chi ritengo amico qualche volta succede, non spesso, ma succede. E' un po' come mostrarmi nudo, non mi piace farlo in piazza ma davanti a poche persone non provo tanto imbarazzo.
Ecco...in queste land in cui si cazzeggia mi capita di trovare delle avatarine, cioè cartoni animati con le fattezze femminili, con cui scambio qualche parola. La maggior parte delle volte è solo chiacchiericcio ma capita anche di trovare persone interessanti. Il fatto che abbia specificato il genere e non abbia usato avatar in generale è voluto. Potrebbe capitarmi di trovare delle slave, o sub, con cui giocare; non le cerco ossessivamente ma è capitato di trovare qualcuna che condivide le stesse fantasie e passare qualche bella giornata con lei, anche senza bisogno di far saltare i rispettivi avatar su quelle animazioni oltre il limite della biomeccanica del corpo umano che sono così abbondanti in Second Life. Sì, certo, rimane solo fantasia finchè tutto è limitato in Second Life.
Ma capita anche di passare una serata a chiacchierare con una che dà l'impressione di avere tutto il necessario e che dopo un po' che si parla (scrivere sarebbe più corretto, non mi piace usare il microfono) si lasci andare a dirmi di come sta bene con un tizio che ha conosciuto in Second Life e di come ha pianto l'ultima volta che si sono incontrati nella vita reale e di quanta voglia ha di rivederlo e che andrà a trovarlo nella sua città per fargli una sorpresa...
Ma cazzo!!!
Ci siamo conosciuti da meno di un'ora e mi spacchi i coglioni con storie in cui io non c'entro nulla!!!
Ecco...volevo rispondergli così, ma siccome sono educato, l'ho ringraziata per la chiacchierata e me ne sono andato salutando cortesemente.

Umore

L'umore non è ancora pessimo ma sta virando verso il nero.

sabato, luglio 02, 2011

Io non sono Roger Rabbit

Ci sono dei periodi in cui sarebbe meglio non scrivere nulla.
In questi momenti nulla è interessante, coinvolgente o divertente, tanto meno un argomento che non mi ha mai appassionato come il fumetto, per di più legato ad un ambiente che ora quasi detesto, come quello estremamente frammentato e gerarchico che è Second Life; ma ho preso un impegno e a rischio di scrivere solo porcate qualche parola in fila provo a metterla giù.
La prima cosa a cui ho pensato, quando ho saputo l’argomento trattato in questo numero, è stato il fumetto di pesce, il brodo preparato con le frattaglie e le lische, ottimo per preparare sughi e salse. Vai a capire il perché, non sono nemmeno un cuoco.
Poi ho cercato in rete, su un vecchio dizionario, il significato di fumetto e copio qui il significato, una maniera come un'altra per allungare il brodo:

Fumetto: specie di essenza fatta con anaci colla quale si aggrazia l’acqua da bere: così detta perché versata o schizzata nell’acqua si sparge prendendo l’aspetto di fumo.

Non sapevo che l’anice si potesse chiamare anaco. O che una sua forma desueta sia anaco.
Dunque la diffusione dell’essenza d’anice nell’acqua per preparare una bibita assume l’aspetto del fumo come il latte che si diffonde nel the assume l’aspetto di nuvoletta. Questo mi ricorda il cartone animato tratto da un fumetto di Asterix dove un britanno chiede di mettere una nuvoletta di latte nella sua acqua calda.
Il fumetto diventa una nuvoletta e questo, parlando di Second Life, mi ricorda qualcosa.
Si è nuvoletta quando l’avatar non riesce a caricarsi, esperienza comune a tutti noi. Prima di diventare “sostanza” l’avatar appare solo come un’essenza ectoplasmatica, con cui può chattare, ma non ha forma propria, è letteralmente una nuvola.
Dalla nuvola - server, connessione e client permettendo – finalmente appaiamo noi.
Gli avatar.

Cartoni animati li chiamo io, in un mondo che per alcuni è di fiaba ma per me sta diventando un inferno. Io, curioso per natura, non ho mai provato attrazione per questo coso chiamato Second Life. Non ricordo come lo chiamassi prima che qualcosa mi spingesse a provarlo. Di certo non lo chiamavo metaverso, non lo faccio tuttora. Già ho scritto di quanto conti parlar difficile per poter vendere, e tanto più conta saperlo fare se la merce è avariata. Un gioco, una chat animata sono forse definizioni più appropriate, ma non voglio entrare in territori che lascio ben volentieri ad altri.
Dopo poco più di un anno di permanenza, con periodi di assenza per disintossicarmi, posso provare a tracciare un bilancio, del tutto personale, di questa esperienza.
Direi più tragica che deludente.
Non entrerò nei particolari, quelli sono solo fatti miei e di chi mi è capitato di incontrare.
Ho trovato un mondo frammentato ed estremamente gerarchico, in cui le parentele, seppur virtuali, contano più che nel medioevo.
Frammentato per motivi anche tecnici. In una land, in una di quelle grosse, non ci possono stare più di 100 avatar, ma sono molte le land che ne tengono 20 al massimo. Numeri da prendere con le pinze e solo sentiti girando, non ho controllato, né ho intenzione di farlo, la scheda tecnica di un server di SL.
Girando si può trovare gente di tutto il mondo e chiacchierare con loro, conoscenza delle lingue permettendo. Ma c’è una tendenza a rifugiarsi nel proprio orticello fatto di poche decine di persone in cui l’inserimento è difficilissimo. Difficoltà che può essere minore o maggiore a seconda del carattere delle persone, ma c’è. Pur non essendo un gioco di per sé la difesa delle proprie conquiste, per lo più relazioni personali, arriva al parossismo. Io stesso sono arrivato a provare invidia per avatar, che comunque hanno alle proprie spalle una persona, che non hanno niente di invidiabile, solo perché riescono a giocare meglio, a gestire meglio questo groviglio relazionale. L’età è il primo aspetto gerarchico. Non c’è nulla di strano, capita in qualsiasi attività umana.
Ma in quello che molte volte viene presentato come un gioco creativo dove dovrebbe essere possibile anche il relax, questo aspetto dovrebbe essere attenuato. No, qui la terza categoria gioca con serie A. E a volte i vecchi stabiliscono le regole, e le cambiano secondo convenienza. Non è più gioco o, se proprio vogliamo chiamarlo così, è gioco al massacro.
I nuovi si chiamano niubbi, un brutto anglismo comune in informatica, e si riconoscono per il loro aspetto estetico. Questo è il secondo aspetto gerarchico, l’estetica. Sia che tu voglia apparire umano, volpe, cavallo…la spinta a migliorare il tuo aspetto è forte. La si sente dalle battutine che perseguitano i niubbi fin dai primi giorni ma anche dagli aiuti che danno i più vecchi memori della loro seconda infanzia. Questo comporta quasi sempre una spesa, se ai primi tempi possono bastare gli oggetti gratuiti che si trovano facilmente , procedendo si sente il bisogno di roba più bella e costosa, il che ci porta al terzo aspetto gerarchico. La ricchezza.
Nelle miriadi di giochi che qui si fanno, non voglio approfondire l’aspetto commerciale, la seconda ricchezza, la ricchezza in SL, pesa. E’ molto simile alla tirannia rinascimentale, che è sempre stata chiamata con l’eufemismo di Signoria. Il possessore di una land può essere un mecenate ma, TOS permettendo, le regole , le leggi, le stabilisce lui.
Anche un avie ben curato può costare abbastanza e portare dei vantaggi al suo manovratore. Non trovo nulla di giocoso in questo.
Sì, periodo che era meglio che non scrivessi nulla.
Ho provato a staccarmi da quello che è il gioco in Sl, a morire come avatar, per poterla trattare solo come chat in cui incontrare pochi amici e parlare con loro, ma mi sono accorto che non è possibile stare dentro Sl e contemporaneamente starle fuori. Nei discorsi che si fanno Sl e le sue storie ricorrono troppo spesso e ad alcune di loro ho partecipato anch’io
Ho inscenato la mia morte come avatar assumendo il ruolo di “avatar-fantasma” indossando una skin completamente nera e sono stato scambiato prima come Diabolik e poi come l’uomo ombra. C’era gente che mi seguiva perfino e mi faceva i complimenti.
Allora ho usato l’invisibilità perché fosse chiaro a tutti che non ero più un avatar, ma sono immediatamente stato battezzato come l’uomo invisibile.
Volevo sparire e mi sono trasformato in personaggi dei fumetti.
In questo maledetto gioco o si è dentro o si è fuori. E’ come un campo di concentramento, c’è chi si salva e chi viene sommerso.
Perché ho intitolato il pezzo “io non sono Roger Rabbit”?
Perché, leggendo qualcosa si wikipedia per documentarmi ho trovato queste parole alla voce Jessica Rabbit:

Quando le viene chiesto cosa ci trova di attraente in Roger Rabbit lei risponde "mi fa ridere".

Sono stato da poco definito in Sl come una persona con la morte nel cuore.
Ecco, io non sono Roger Rabbit.
Adesso vorrei tornare a giocare, io non sono cattivo, è che mi sono disegnato così.



Potete trovare questo scritto, insieme ad altri interessanti articoli, nel nuovo numero di Essellemoviemagazin

mercoledì, maggio 25, 2011

Fusione fredda Focardi-Rossi

boh...
Non ho sufficiente cultura per dire se sia vera e non una truffa. Diciamo pure che Andrea Rossi è lo stesso della Petroldragon.
Eppure...



E ci sono anche i video dei test, non si tratta di esperimento, fatto all'unversità di Bologna.
Io continuo a seguire.

venerdì, maggio 13, 2011

comunicazione di servizio

Causa rottura del computer sarò costretto a star lantano per un po' dal web.
Non so se la cosa sia interessante ma da questa postazione d'emergenza (CON WINDOWS 98 non si aprono alcuni blog persino) colgo l'occasione per salutate chi ho avuto il piacere di leggere e conoscere, per quello che è possibile nel web, con un arrivederci.

mercoledì, maggio 04, 2011

Un giorno un saggio disse....

Ci sono stati innumerevoli giorni ed una moltitudine di saggi, delle loro massime si potrebbe riempire una biblioteca intera ma non siamo ancora riusciti a metterci d'accordo se gli spaghetti vadano cotti interi o se sia meglio spezzarli a metà.

giovedì, aprile 28, 2011

geopolitica economica infantile

La vita oggi

La vita è tutto,
tutto tutto e niente, perchè?
La vita senza oro è niente,
oro rosso,
rosso rosso sangue per la gente.
Il ricco sbrana,
sbrana i povero per niente.
Ma non fa niente al ricco, che mangia,
mangia, mangia oro a tutti.
La guerra è un bel gioco per tutti.
Com'è bello il sangue,
rosso rosso sangue oggi.
Per un niente, la guerra si scatena per niente.
E fiumi di rosso, rosso sangue scorrono per niente.
Tutto per un poco d'oro.
Oro sporco di sangue,
rosso rosso sangue.
Ma per il ricco che cos'è un po' di sangue?
E' un niente confronto a tanta gente,
e poi c'è l'oro, tanto tanto oro
confronto a poco sangue.

Marco 12 anni (1974, 1975 circa)

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Di quello che sta succedendo nel mondo ultimamente non capisco niente.
A parte la Costa d'Avorio che ha tutte le sembianze di una delle tante guerre africane in cui un gruppo cerca di prendere le briciole provenienti dalla vendita di una monocoltura, nel caso della Costa d'Avorio è il cacao, a spese di un altro gruppo (il gruppo alleato di uno stato occidentale viene chiamato democratico).
Della Tunisia non so niente.
In Egitto un colpo di stato militare favorito anche qui da proteste popolari. Esercito che, con tutta calma, ha guardato da che parte tirava il vento prima di prendere il potere. Ma anche qui democratico, sì sì, senz'altro...
Sparano in Yemen, forse hanno smesso di sparare in Bahrein.
In Siria siamo sull'orlo del massacro.
Ma in Libia?
Guerra?
Operazione militar-umanitaria?
Sia quel che sia si cagano addosso al solo pensiero di dare armi agli antigheddafi. E ci credo! Dopo quello che è successo in Afghanistan dove per fare un dispetto all'URSS hanno creato i Talebani...
Interessante leggere come vengono chiamati, nel tempo, gli antigheddafi; prima rivoluzionari, poi insorti, adesso rivoltosi.
Quando gli stati della Società delle Nazioni (non uso a caso questa antica definizione, gli scaramantici si tocchino pure, non servirà lo stesso) si metteranno  d'accordo con Gheddafi, diventeranno terroristi.
I falchi della guerra sono diventati avvoltoi. Sperano di trovarsi la carogna da spolpare già bella che pronta. Ma la carogna, per essere tale, prima deve morire. Bombarda anche tu, oppure, va avanti tu che mi vien da ridere.


Marco 48 anni (2011)

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C'è poco da fare... Non sono cresciuto, sono rimasto infantile.

mercoledì, aprile 27, 2011

Ghost Dog - Il codice del samurai


GHOST DOG di toutantoine

Bel film.

Stesso spezzone in italiano: 
http://www.youtube.com/watch?v=NBBIOOWs3dA&feature=related

Alla lunga diventa pesante scrivere solo bel film oppure che non sono riuscito a vederlo tutto. Ma non ho idee. Giornate vuote.

C'è stato un periodo in cui mi chiamavano orso, più precisamente urs, ovvero orso in dialetto. Aveva cominciato un obiettore che faceva il servizio civile in biblioteca, quella del mio paese che hai tempi era il ritrovo di molti di quelli che frequentavo. Oh, niente di particolarmente culturale, ritrovo tipo bar, si sparavano cazzate, si parlava, ci si ritrovava per "preparare" la partita di calcio (mai piaciuto molto il calcio ma ci giocavo lo stesso, tolta la palla si corre...). Questo obiettore, vedendomi abbastanza solitario e silenzioso, ed ascoltando le mie idee politiche mi battezzò così: urs, se ci si aggiunge una s divente URSS...e si pronuncia allo stesso modo.
Io mi vedevo più come lupo, lupo solitario. Non so perchè, forse lonely wolf, l'avrò sentito alla tele o in qualche film...non so. E il lupo è più adatto alle mie dimensioni, almeno così pensavo.
Ripensandoci, orso era più corretto, devo riconoscerlo.

domenica, aprile 24, 2011

Quello che mi preoccupa...


...é il senso unico.

(foto mia, Caleppio di Settala, agosto 2003)

Just in time

Su alcuni siti, di economia lo traducono con "al momento giusto", ma la definizione più comune è "appena in tempo".
Comunque sia, quando cominciarono a parlare di new economy, lo dissi subito che questo avrebbe significato un'esplosione del traffico.
Ma siccome lo dissi e basta, quello che ho scritto sopra non ha nessun valore.
Per essere onesto devo dire che non mi aspettavo un'esplosione così grossa.

venerdì, aprile 22, 2011

black snake moan



appena finito di guardarlo.
bel film.

(voglia di fare niente, neanche di leggere o di scrivere)

martedì, aprile 19, 2011

C'è stato un momento preciso in cui ho capito che era finita.

C'è stato un momento preciso in cui ho capito che era finita.
Era un'azienda vicino a Settala, non so cosa facesse, ma era su una strada che percorrevo spesso.
Non mi ricordo quando, se 10 o 15 anni fa, un giorno che passai di lì vidi che sulla recinzione erano appesi degli striscioni. La prima cosa che notai di strano era l'assenza del colore rosso. Non per idee o ideologie, solo per abitudine. Sempre, e per sempre intendo dagli anni '70 fino a quel giorno, un'azienda, una fabbrica o fabbrichetta, in cui i lavoratori scioperavano e picchettavano l'ingresso, aveva come scenografia almeno qualche bandiera rossa, magari non completamente rossa, e anche gli striscioni privilegiavano quel colore, anche solo per le scritte rosse su campo bianco.
Su quella recinzione no.
Mi avvicinavo a questi guardando il retro, non leggevo ancora le scritte. Erano di un verde sbiadito e si capiva, anche guardandoli da dietro, che le scritte erano in nero o in blu.
Rallentai per leggere cosa c'era scritto, quale era l'appello o lo slogan. Quello che lessi su quegli striscioni appesi ad una cancellata di una fabbrica che stava per chiudere erano frasi di questo tenore: "Striscia la notizia vieni a vedere come ci trattano", "Gabibbo aiutaci"...
Sì, era proprio finita. Non mi soffermo a specificare cosa, ma era finita.

sabato, aprile 16, 2011

Ritorno a casa

Oggi, all'ora di cena, nonostante il cantiere sia ben lungi dall'essere finito, la casa torna ad essere abitata.

venerdì, aprile 15, 2011

Muccalla e il Cammello e il Dromedario

Sono due canzoni che ho scoperto ascoltando Radio Popolare, ormai tanti anni fa.
Radio Popolare è stata per anni, dai primi anni '80, quasi la sola emittente che ascoltavo. La sentivo principalmente di notte, e una notte trasmisero un monologo di un, allora, sconosciuto attore, Marco Paolini, che ricordava la tragedia del Vajont. Fu così che conobbi quel pezzo e quell'attore qualche anno prima del suo successo televisivo. Il Vajont lo conoscevo già. Per un caso fortuito sia un fratello di mio nonno materno che mio padre hanno lavorato in aziende che hanno a che fare con l'energia idroelettrica. Dagli anni '30 in avanti, fino agli anni '90, dighe, centrali e turbine, con qualche deviazione anche nel termico e nel nucleare, hanno fatto parte del mio quotidiano. Dunque per sapere che l'ing Semenza non aveva sbagliato la diga ma era stato il monte a sgretolarsi nel bacino non ho avuto bisogno di una rappresentazione teatrale. E per sapere che non è stato un disastro geologico ma un "incidente" del capitale, quello del capitalismo, non è stato decisivo l'ascolto di una radio di sinistra. Era quello che ascoltavo in casa fin da bambino, sia dalla parte democristiana che da quella comunista della mia famiglia.

Muccalla l'ho sentita per la prima volta in età adulta, ma l'ascolto sempre volentieri, mi rilassa e mi mette allegria. La trasmettevano ad un programma per bambini alla domenica, e io l'ascoltavo dalla radiosveglia. E' stata una delle prime che ho cercato di scaricare con napster, quando youtube non esisteva ancora.




Anche il Cammello e il Dromedario l'ho sentito per la prima volta a quella trasmissione, anche se non è una canzone per bambini.
L'autore è Virgilio Savona, uno dei componenti del quartetto cetra, un musicista, e l'interpretazione di Petra Magoni accompagnata dal contrabbasso di Ferruccio Spinetti, ma dire accompagnamento è riduttivo, è proprio quella che sentivo sempre dalla radiosveglia. Mi piace tanto.



A questo punto...Cammelli e dromedari...Potrei continuare a parlare della Libia...Ma visto che parlano tutti quasi solo della Libia (anche oggi ben 2 riunioni, a Berlino della NATO e al Cairo dell'unione araba o africana o del gruppo di contatto, non importa, in cui si è raggiunta all'unanimità la decisione di chiedere a Gheddafi se, per favore, senza impegno e con tutto comodo, di cessare il fuoco, se non gli è di troppo disturbo, e se continua a fare il cattivo la Nato continuerà a bombardargli il deserto, anche se gli Americani hanno tolto dalle operazioni militari 50, cinquanta, caccia perché con i problemi di bilancio che hanno tra poco non avranno neanche i soldi per comprare la benzina per gli aeroplani)  , tranne in Italia, dove siamo occupati dalle ben più importanti questioni della giustizia, riforme e processi così brevi che si assolverà a tempo di record, se si avrà il denaro necessario per comprare gli avvocanorevoli giusti, mi ascolto ancora queste 2 canzoni.

mercoledì, aprile 13, 2011

Rush - Xanadu



Sto ascoltando questo.
Negli anni '80 e '90 i Rush erano tra i gruppi che preferivo.



E poi questo, un loro classico registrato durante un loro recente concerto.

martedì, aprile 12, 2011

Navigare

Parole scritte sull'acqua sono quelle scritte nel web.

Diario di viaggio ( seconda ed ultima parte)

Sì, non potrò mai dimostrarlo, ma nel 1981 in me cambiò qualcosa.
L'anno dopo i nuovi professori mi dissero, e lo dissero anche a mia madre durante i colloqui, che sarei stato ammesso alla maturità  anche se non fossi andato a scuola, perché quello che mi avevano fatto non aveva motivo. Nel piccolo della mia esistenza il non essere ammesso alla maturità era enorme. Sapere che non lo era solo per me,  rese quell'anno di scuola, inutile dal punto di vista didattico, un anno divertente.
Nonostante questo, per dimostrarmi e per dimostrare agli altri che quello che mi era successo era solo un brutto incidente, studia lo stesso e non meritai nessuna insufficienza nel giudizio finale. Al primo quadrimestre sì, mi ritrovai un 5 in pagella in scienze per una cosa che poteva essere un banale equivoco a cui non mi fu dato modo di rimediare. Non tutti i professori erano gentili con me, e quella di scienze, nonostante consentisse con gli altri che avrei dovuto essere stato ammesso l'anno prima, davanti all'evidenza del fatto che comunque non ero stato ammesso e, dunque, o ero criminale o una bestia, non mancò di farmelo notare alla prima occasione. Davanti alle mie rimostranze per quel brutto voto, anzi, alle nostre, perché non fui il solo, non alzò nemmeno gli occhi per  guardarci e con una smorfia ci fece capire che per lei valevamo men di zero. Il mio compagno cambiò scuola. Io lì ero entrato e da lì dovevo uscire. Alla fine dell'anno non avevo insufficienze, ma mi ero reso conto che ero stato marchiato.
Ritornando al 1981, l'anno maledetto per me e solo per me, lo ricordo con queste parole : "Ai cavalli, quando si azzoppano, si usa la cortesia di sparargli in testa per non farli soffrire. A me, che zoppicavo, spararono nelle gambe".
Quell'anno fece di me, che ero già piuttosto riservato, ma non patologicamente timido, un uomo incapace di avere normali relazioni. Da allora quando incontro persone nuove percepisco solo un possibile nemico e, senza che lo voglia, bado solo a difendermi. E la miglior difesa è mantenere le distanze.
Questo non è e non vuole essere un verbale della mia esistenza. Non è una memoria difensiva in cui racconto la "mia" verità in assenza di contraddittorio. Sono solo le mie impressioni.
La mia principale impressione, ormai sulla soglia del mezzo secolo di vita, è che la sfiga, il lato negativo del caso, l'evento sfortunato, ha cambiato come io vedo il mondo al punto da cambiare me stesso; ha cambiato i miei comportamenti, in peggio. Ma non ha cambiato il mio orgoglio, al punto da buttar via buone occasioni solo perché l'accettarle avrebbe significato un passo indietro, e quel passo indietro avrebbe reso quello che mi era successo qualcosa di accettabile. Posso imparare dalle sconfitte, ma quella non fu una sconfitta. Accettarla sarebbe stato come accettare una capitolazione, e le capitolazioni non si accettano, si subiscono solamente.
Mi ha lasciato un'altra cosa, che si è acuita col tempo. Ho un'ammirazione sconfinata per quelli che ce l'hanno fatta nonostante il loro fato sia stato avverso, ma non sopporto la sicumera dei primi della classe.
Sì, sfigati non si nasce solamente, si diventa anche.
Sfigato, nonostante non lo appaia, forse non lo sia del tutto, è una parola che odio.
Nonostante questo feci delle belle vacanze quell'anno.

(continuazione)
ore 15:45 Arrivo a Grosseto (poi non tanto grosso). L'autostopo non è uno sport salutare per i nostri reumatismi.
ore 17:29 Direzione Orbetello.Giungiamo in stazione senza episodi degni di nota. Saliamo su un pseudo pulmann, specie di polmone d'acciaio per comitive a 4 ruote e giungiamo a Porto S. Stefano.
ore 19:30 Il traghetto parte per l'isola del Giglio mentre il cielo comincia a oscurarsi.
ore 20:30 circa. L'isola ci accoglieva con ottimi auspici di vacanze e di sole. Il cielo era praticamente nero.
Ancor meglio ci accolse il direttore del campeggio che ci intimava l'alt mostrandoci un cartello bianco con una sintetica ed esauriente parola "COMPLETO".
Dopo qualche ora di inutili trattative minacciammo di incendiare la pineta nelle vicinanze con gravi conseguenze economiche per il suddetto Cerberone che con uno sguardo d'improvvisa umanità ci spalancava le porte del campeggio a  scapito delle regole d'igiene.
ore 21:20 Trovato un posto non esaltante cominciamo l'ardua impresa di montare la tenda al buio con scarsi successi. Alla fine stremati dal sonno, dalla fame e dalla disperazione stortiamo con qualsiasi arnese che ci capiti in mano gli ultimi picchetti e infiliamo i nostri corpi in una specie di mongolfiera semisgonfiaaddormentandoci subito.


25 luglio sabato

Primo bagno e prime ferite ai piedi. Acqua stupenda. Cessi del campeggio antigienici schifosi. Vita di sera nulla. L'isola non ci entusiasma. Siamo occupati 24 ore su 24 in una strenua lotta contro un'orda di formiche. Formiche la cui avanguardia ha conquistato abside (la parte posteriore della tenda). La tenda è seminata di cadaveri formici. Di notte il vento quasi faceva decollare la nostra mongolfiera.

26 luglio domenica

Ormai è imminente l'arrivo della truppa. Intanto Marco e Amilcare slandronano beatamente in tenda per non rischiare pericolose scottature.
ore 19:47  Scazzium tremendo. Tira un ventaccio mentre aspettiamo ancora, sono già in ritardo di quasi 4 ore. Non sappiamo che fare. Tremenda la noia sta calando su di noi mentre il vento mette a dura prova la resistenza della tenda e il mare si ingrossa sempre più.

FINE

venerdì, marzo 25, 2011

governo italiano (scritto tutto in minuscolo)

abbiamo un ministro degli esteri che, sì, è vero, parla almeno inglese e francese, ma va in giro per il mondo a cercare carte per sputanare gli avversari del suo capetto come se fosse l'ultimo galoppino dell'ufficio tecnico di un qualsiasi comune.
ormai la vendita delle cariche è fatta alla luce del sole, neanche nel medioevo papi e vescovi vendevano le indulgenze un una maniera così vomitevolmente aperta.
però, almeno una cosa funziona. il portale del governo, per una corretta informazione , ci tiene a farci sapere cose di fondamentale importanza per il cittadino che lo ha democraticamente eletto; leggere il link seguente.


per favore, togliete il diritto di voto, a partire da me.

mercoledì, marzo 23, 2011

Servizio di leva

Mio cugino mi sorprese per come riuscì a cavarsela bene durante il servizio di leva.
Nervosissimo, anche più riservato di me dopo uno choc da primo anno del liceo, il militare lo passò bene, per quello che mi raccontò.
Dopo il CAR, quando arrivò al reparto, un ufficiale chiese se c'era qualcuno che era medico. Lui rispose che proprio medico non era ma aveva la laurea in odontoiatra.
Lo presero lo stesso e passò 11 mesi a dormire in infermeria e, quando i suoi commilitoni marciavano, a dormire in ambulanza. Non conobbe il nonnismo, mi diceva che in pratica aveva la camera privata, non doveva neanche svegliarsi presto al mattino.
Era capitato in un battaglione, credo che la definizione sia esatta, ma forse reparto può andare bene lo stesso, che aveva il missile. Attenzione, non un reparto missilistico ma un reparto dell'esercito che, in collaborazione con gli americani, aveva un missile, uno di numero.
Mi raccontò di quando durante delle manovre, in cui si simulava il lancio di questo missile verso non so quale città dell'est europeo, ma vicina alla frontiera italo-iugoslava, sbagliarono i calcoli e distrussero Venezia, la colpirono proprio vicino a piazza San Marco.
Un'altra volta mi disse che passò, sempre per delle manovre, una settimana sul greto di un fiume. I suoi commilitoni in tenda e lui sull'ambulanza. Erano manovre assieme agli americani, i reali possessori di quel missile.
Io, neanche tanto per scherzare, ma un po' avendo in mente i film di guerra, gli dissi: "Eh, quelli sono qui a fare il soldato veramente, mica come noi che ci mandano in caserma per imparare a sparare con le armi della seconda guerra mondiale. Quelli sono volontari, chissà che disciplina!"
Mi rispose ridendo: "Ma quelli sono impiegati statali. Si ubriacano di birra ogni sera, prima delle 11 di mattina non sono in piedi e passano la giornata a fare un cazzo aspettando la sera per ubriacarsi di nuovo".

martedì, marzo 22, 2011

Non è tanto la muffa

 

Non è tanto la muffa, quella me l'aspettavo e anche i licheni non sono un gran problema.
Già i funghi cominciano a darmi un po' di fastidio.
Ma sono le alghe che mi preoccupano!

(foto del retro di un mobile della sala di casa mia)

[però... un'opera d'arte così potrebbe essere venduta per fior di milioni, si sarebbe detto un tempo]

:-(

domenica, marzo 20, 2011

Anche oggi...

Bella, non bellissima, giornata di sole.
Svegliato tardi e alzato ancora più tardi.
Andato per pranzo a casa della sorella.
Ascoltato per caso qualche parola di troppo.
Ritornato tra le mie macerie.
Anche oggi salto il pranzo.
Non vedo futuro.

sabato, marzo 19, 2011

Patti Smith - Frederick 1979



I miei, finalmente, comprarono uno stereo quando avevo 16 o 17 anni.
Il primo disco che acquistai, senza alcun senso critico, solo per avere un disco che avevo comprato io, fu la febbre del sabato sera.
Ma il primo disco che veramente acquistai perchè lo volevo fu Wawe di Patti Smith.
Non mi ricordo dove sentii Frederick, probabilmente alla televisione, ma mi ricordo bene il viaggio in metro a Milano, nel mio paese era già tanto trovare i 45 giri di Orietta Berti, e il negozio di dischi nei sotterranei della stazione di Loreto dove andai a comprarlo. Si chiamava Disco club ed era l'unico negozio di dischi che conoscevo allora. Ci ero andato qualche volta con i miei cugini più grandi che abitavano a Milano.
Dopo aver aver fatto passare una fila di dischi, cercando come si cerca in uno schedario, lo trovai.
Tornato a casa lo ascoltai mentre guardavo il depliand che c'era al suo interno, con il testo scritto in corsivo e le fotografie. C'era anche la foto di Papa Luciani.
Frederick...Io amo questa canzone anche se ancora oggi non so di che parla; é un amore primitivo che mi parrebbe di distruggere se m'impegnassi troppo a tradurla e il mio orecchio per l'inglese è quasi sordo.
Sono andato a riprenderlo ora, lo sto guardando.
Non so chi sia, ma l'occhio mi è caduto su una foto sopra cui c'è scritto:

dedicated to ivan kral
born in prague, czechoslovakia
nationality: stateless

Stateless...è una sfortuna o è una fortuna?

giovedì, marzo 17, 2011

L'unità d'Italia

Alcuni anni fa, forse ormai decine di anni fa, mio padre si trovava a lavorare a delle centraline idroelettriche, risalenti in origine ancora all'impero Austroungarico, sul canale Dottori, in Friuli. Mi capitava che, per inconvenienti vari, andassi a prenderlo per riportarlo a casa per il fine settimana.
La prima volta che ci andai passammo tutto il pomeriggio in giro, dopo una rapida visita alla centralina di Monfalcone. Grado, Palmanova, Aquileia...
Sì, io e mio padre abbiamo ritmi di visita che per i più sono insostenibili. Spostamenti tra una città e l'altra in automobile, certo, ma poi sempre a piedi. Di Grado ricordo varie chiese, di cui in una, piccola, in cui mio padre si diresse spedito verso l'altare e sollevò la tovaglia che lo copriva lasciando l'altare nudo. Mentre lo guardavo, e intanto mi guardavo attorno, con una certa vergogna, per vedere se qualcuno gridasse al sacrilegio, mio padre disse che era convinto che lì, sotto la tovaglia, scolpito sulla tavola di pietra di quell'altare , ci fosse un simbolo paleocristiano. Non vedendolo disse solo che doveva essere in un'altra chiesa che aveva visitato in precedenza e rimise al posto la tovaglia esattamente come l'aveva trovata. Andando in giro con mio padre era IMPERATIVO lasciare sempre tutto come lo si aveva trovato. Proseguimmo con il museo archeologico, o di arte paleocristiana. Visitammo la basilica di Aquileia e i suoi mosaici, continuammo a camminare nei suoi dintorni e vedemmo i ruderi, pochi, del canale porto di questa ex grande città per poi risalire in macchina per andare a vedere i bastioni di Palmanova. A Palmanova obiettai solo una cosa, che ci sarebbe voluto l'elicottero per apprezzarla veramente. Ora, con tutte le immagini satellitari che si trovano in internet, non servirebbe più.
In tutti questi spostamenti ci fermammo a vedere diversi cimiteri di guerra. E' un'interesse famigliare più che turistico. Lì, nella zona dove mio padre stava lavorando, suo padre, mio nonno, si trovò a fare il soldato durante la Grande Guerra.
Infatti, dopo la visita alla centralina elettrica, la prima meta fu il cimitero più famoso di quei posti: il sacrario di Redipuglia.
E fu lì, nel primo pomeriggio di un venerdì che mio padre, in piedi tra il sarcofago del Duca e quello di un suo generale, guardandoli e poi  guardando verso la scalinata deserta, si girò verso di me, unico altro essere vivente in quel luogo in quel momento, e mi disse:
"Le gerarchie dei vivi stabiliscono le gerarchie dei morti".

domenica, marzo 13, 2011

Diario di viaggio (prima parte)

Il 1981 fu per me, e solo per me, un anno tremendo. Me ne accorsi subito, ma gli strascichi furono anche peggiori.
Nonostante tutto ci fu anche qualcosa di bello. Le vacanze che feci con i miei amici. Partimmo in 2 il 23 luglio, altri 3 sopraggiunsero dopo perché dovevano ancora sostenere l'orale della maturità.
Quell'anno avrei dovuto fare anche io la maturità. Non successe.
I primi giorni di ferie, solo i primi giorni, per passare il tempo io e il mio amico tenemmo un diario di viaggio. In mancanza di ispirazione, di voglia e per puro esercizio dattilografico, riscriverò qui alcune sue parti.
La calligrafia con cui è scritto è la mia, ma ciò che è scritto è l'incontro di 2 teste, la mia e quella del mio amico, a cui, per la solita storia della privacy, cambierò nome e lo chiamerò Amilcare.

Prima di iniziare la battitura, un vocabolario per rendere comprensibili sigle e termini gergali che qui verranno usati.

U.R.C. : Unione Rivoluzionaria Cisalpina. Usavamo questa sigla per definirci. Era nata per gioco poco tempo prima, durante una caccia al tesoro a cui partecipammo, e rimase un gioco chiamarci a volte così.
Sblaf: Ragazza, fighetta, ...non mi ricordo come è nata questa parola.




23/Luglio/1981
Giorno I° avanguardia U.R.C.
Firenze
Ore 7:55 On the train at last.
Tempo brutto, nessuna sblaf all'orizzonte, fame incipiente da primo mane. Prime avvisaglie del mal di testa di Amilcare che lo delibiterà per tutta la giornata.
Dopo un rilassante e casto viaggio in treno (nello scompartimento c'erano una suora e due infermiere)[P.S. C'erano anche 2 sblaf (e pure niente male) ma rigorosamente controllate dalla madre, Amilcare che scrutava troppo di fino la figlia è stato rimesso prontamente sui suoi passi con un Corriere della Sera].
Visitati monumenti vari e abbiamo trascinato le nostre stanche membra per gli interminabili corridoi degli Uffizi. Affannosa ricerca di cibo. Consumate rapidamente le deboli provviste portate da casa abbiamo voracemente affogato le nostre tendenze antropofaghe su un indifeso pollo fritto da (SIGH) 5000£.

Avventura della notte

I nostri eroi valutata la loro sana costituzione decidono con molta sicurezza di pernottare a San Miniato senza l'inutile sacco a pelo.
ore 20: Data la stanchezza decidono di prendere sonno (Cosa non facile per i sospiri di libidine delle varie coppie distese intorno a noi).
ore21:30 Terminato primo breve sonno (30 minuti circa). Sorgono i primi dubbi sull'umidità de luogo e i primi rimpianti per il tepore del sacco a pelo inutilmente sostituito da un misero K-way.
ore 23:25 Al K-way si sovrappongono fogli di giornale raccattati nei vari cestini dei rifiuti per arginare l'imminente assideramento.
ore 00:30 Il sonno non arriva, 2 sagome tumefatte e intorpidite dal gelo ingaggiano una tremenda quanto inutile lotta per cercare di frenare la dispersione termica.

24 luglio    Venerdì

ore 2  "URC SI; SUICICI NO" è l'urlo che si alzò dall'accampamento e decidemmo che era preferibile vivere male camminando che morire dormendo. Iniziata una lunga marcia che da San Miniato ci porterà alla stazione.
ore 4 Arrivati alla stazione. Preleviamo gli zaini decidendo di dormire sul freddo marmo.
ore  4:30 ora presunta in cui andiamo in catalessi.
ore 5:30 Lo stato comatoso viene rotto da un agente della Polfer che ci sollecita a sgomberare il campo.
ore 5:40 Due larve inebetite da meno di 3 ore di leggero sonno si aggirano per  Firenze cercando disperatamente il ristoro di un cappuccino.
ore 7 Schifati e rifiutati dalla vita by night di Firenze decidiamo con molta fermezza di appropinquarci il più presto possibile all'isola del Giglio.
ore 10:58 La stazione espelleva il nostro treno e la città si liberava di noi come defecando 2 soggetti a lei non congeniali.

(continua)



venerdì, marzo 11, 2011

Rebus

giovedì, marzo 10, 2011

Il nuovo libro di Joseph Ratizinger, di professione Papa

"Con il suo annuncio Gesù ha realizzato un distacco della dimensione religiosa da quella politica, un distacco che ha cambiato il mondo e che veramente appartiene all'essenza della sua nuova via"

Leggo le parole sopra, tratte dalla novità editoriale di  Joseph Ratizinger, su un articolo di Repubblica:
http://www.repubblica.it/esteri/2011/03/10/news/papa_libro_anticipazioni-13415487/index.html?ref=search

Qualche tempo prima avevo guardato il seguente video, fatto da un suo collega, seppur in posizione gerarchica inferiore:

mercoledì, marzo 09, 2011

Un estratto dalla Seconda Commedia.

Un estratto dalla Seconda Commedia.


Voglio qui riportare un estratto di un’opera teatrale che si rappresentava tanto tempo fa, quando era ancora in uso il monitor per poter vedere, ma non ancora entrare dentro, altri mondi. Gli ologrammi interattivi, che adesso sono il mezzo normalmente adoperato per poter vivere le nostre molteplici vite, erano lungi dall’essere inventati.
Questa pièce s’intitola La Seconda Commedia, opera in più atti e diverse scene, della quale, in questo articolo, soprattutto per ragioni di spazio, possiamo solo leggerne una piccola parte.
Ho scelto per voi l’Intermezzo tra due atti, quasi un monologo in cui la voce recitante, un narratore, entra sul palco, nel proscenio e, ubriaco, parla al pubblico.
Non voglio annoiarvi oltre con queste inutili premesse, dunque leggiamo.



La seconda commedia.
Intermezzo.

Personaggi:

IL NARRATORE
UN MACCHINISTA
IL PUBBLICO

Mentre si sta chiudendo il sipario e le luci sulla scena si abbassano il narratore irrompe sul palco con passo incerto, tenendo in mano una bottiglia di liquore e vestendo un costume preso a caso in sartoria indossato non completamente.

IL NARRATORE
Fermi! Fermatevi. Non chiudete il sipario. Sono stufo di stare nascosto e raccontare fatti e misfatti dei personaggi di questa commedia senza che nessuno mi veda, Voglio la scena un po’ per me ora. Basta restare nascosto dietro le quinte con la sola compagnia di questa bottiglia.

Un macchinista che si sta preparando a cambiare la scena, pensando che il sipario sia già chiuso, cerca di spostare il narratore.

UN MACCHINISTA
Suvvia, se ne vada, mi lasci lavorare. Altrimenti questa commedia non finisce più e non ce ne possiamo tornare a casa.

Il pubblico rumoreggia.

IL PUBBLICO
Vattene! Cialtrone ubriaco va’ via! Vai a lavorare in fabbrica e lascia fare al macchinista il suo mestiere.

Il narratore si siede sul palco. Il macchinista allarga le braccia sconsolato ed esce di scena.

IL NARRATORE
Non mi sposto da qui finché non avrò detto tutto quello che ho da dire, gentili Signore e distinti Signori.
Non è nemmeno così raro che la voce recitante sia presente in scena, ed io mi sono stufato di stare nell’ombra mentre voi siete qui a recitare la vostra parte, in questa Seconda Commedia.
Già, Seconda Commedia che a volte sembra una tragedia ma quasi sempre finisce in farsa (ride).
Che strana commedia state vedendo!
E qualcuno di voi, mio caro pubblico, ha persino pagato il biglietto per poterla vedere.
Ma pensateci…Di tutte le attrici e di tutti gli attori che avete ammirato e applaudito, siete sicuri di poter sapere di che sesso siano?
O forse dubitate che l’attrice che avete bramato sia un uomo? E che l’attor giovane che tanto vi ha intenerito, mie belle signore, in realtà sia una donna?
Oh! Siamo in teatro, sia chiaro. Questi cambi di genere sono possibili da sempre. Per esempio nel Mercante di Venezia l’ereditiera Porzia e la sua serva Nerissa non hanno nessuna difficoltà a travestirsi da uomini, un avvocato ed il suo scrivano, e riescono ad ingannare i loro mariti. Mi sono sempre chiesto che vista avessero questi mariti, o che abilità nel trucco ci fosse nella Venezia del Mercante perché quest’inganno potesse riuscire così semplicemente. Mariti che non riconoscono le mogli…Mah?!
Ma, gentile pubblico, quando vedete il Mercante non vi fate ingannare dalle barbe finte o dai costumi maschili. Voi sapete che l’avvocato ed il suo scrivano sono in realtà, la realtà della finzione teatrale che state guardando, Porzia e Nerissa. A voi, attento pubblico, non vi è nascosto l’inganno.
Nella Seconda Commedia, che qui stiamo recitando per voi, questo non è possibile. Voi non potete sapere chi è veramente chi.
L’apparenza ha raggiunto un livello di perfezione tale che anche senza costumi, completamente nudi addirittura, il genere sessuale di un attore, o di un’attrice, vi rimarrà sempre il dubbio… (beve un sorso dalla bottiglia).
Non potete mai avere la certezza, in questa recita, che l’attore che vedete in scena non si presenti come attrice nella successiva.
O che addirittura i due attori che litigano contemporaneamente non siano altro che burattini mossi dalle mani di una sola persona.
Sì, qui l’immagine, la propria apparenza, la si può manipolare come si vuole…si può essere come si vuole, e più non dimandare… (ride) .
Qui, su questo palco, siamo come Dio, possiamo creare quello che desideriamo. Siamo i creatori del cielo e della terra…Anzi, la terra no, quella è dei Linden Lab (ride). Semidei comunque lo possiamo essere e possiamo trasformarci in quello che desideriamo.
E tu, rispettabile pubblico, sei sicuro di essere solo lo spettatore di questo spettacolo?
Sei sicuro di non essere anche tu parte di questa commedia?
Forse lo spettatore sono io e siete voi quelli che recitano una parte.
Oppure stiamo tutti recitando in questa strana Seconda Commedia, e lo stare su un palco oppure in platea sono solo diversi ruoli del medesimo show.
Ma è ora che la smetta di blaterare e lasci che la commedia continui. (si alza da terra e leva le braccia al cielo) Come un semidio, allora, dico…Fiat lux…Anzi, in inglese è meglio.
(con espressione estatica, quasi urlando)
Let there be light…The show must go on.

(sul palco si riaccendono le luci).



Potete trovare questo racconto, assieme ad altri interessanti articoli, sull'ultimo numero di EsseElle-Movie Magazine.

martedì, marzo 08, 2011

How are you?

A seconda del mio stato d'animo ho delle risposte completamente diverse a questa domanda del tutto formale.

1) Giornata normale.
D. "How are you?"
R. "Fine, thanks."

2) Giornata felice.
D. "How are you?"
R. "Fine, thanks."

3) Brutta giornata.
D. "How are you?"
R. "Fine, thanks."

4) Quando incontro qualcuno che mi piace.
D. "How are you?"
R. "Fine, thanks."

5) Quando incontro qualcuno che non mi piace e trovo persino particolarmente odioso.
D. "How are you?"
R. "Fine, thanks."

6) Quando incontro qualcuno a cui piaccio.
D. "How are you?"
R. "Fine, thanks."

7) Quando incontro qualcuno a cui non piaccio.
D. "How are you?"
R. "Fine, thanks."

8) Quando mi guardo allo specchio.
D. "How are you?"
R. "Fine, thanks."

9) Quando non incontro nessuno e non c'è nemmeno una superficie riflettente vicino a me.
D.
R. "Fine, thanks."

10) Quando incontro un amico di cui ho completa fiducia, ma una fiducia tale da affidagli la mia donna, se ce ne fosse mai stata una, che se anche fosse la meglio zoccola di tutto il creato lui me la riporterebbe indietro miracolosamente illibata nonostante ella sia nota in tutto il globo terracqueo per donarla a destra e a manca a chiunque le capitasse...Insomma, quando incontro una persona di cui mi fido.
D. "How are you?"
R. "Fine, thanks...But..."

Lo so.
Sono troppo espansivo.



.

lunedì, marzo 07, 2011

E' morto Gary Moore









R.I.P.

mercoledì, marzo 02, 2011

Una possibile definizione di civiltà

Sicuramente non è civile, non appartiene ad alcun tipo di civiltà, un paese in cui dei profughi vengono chiamati da una buona parte dei suoi media e organi di stampa col nome di clandestini.

mercoledì, febbraio 23, 2011

Luce diretta, luce riflessa

Uno dei libri che, mentre lo leggevo, ho trovato meno interessanti è stato "Gli Strumenti del Comunicare" di Marshal McLuhan. Tanto poco interessante che la cosa che mi colpì di più fu la sua affermazione che la scomparsa delle sputacchiere, negli uffici prima e in seguito dappertutto, fu l'entrata nel mondo del lavoro delle dattilografe. Una presenza femminile in un mondo fino ad allora solo maschile ingentilì i rudi maschi masticatori di tabacco al punto da provocare la scomparsa di quell'oggetto.
Tutto il resto di quello che ha scritto, medium caldi, freddi e il mezzo è il messaggio me lo ricordo meno che vagamente.
A questo punto potrei anche terminare il post, se non che, anni dopo, vidi un documentario sulla televisione svizzera in cui facevano vedere un esperimento fatto dal figlio di McLuhan, Eric.



L'esperimento consisteva nella proiezione su una tela, come lo schermo del cinema, di un filmato. Solo che , a differenza di quello che succede nelle sale, il pubblico era disposto metà davanti allo schermo, come avviene al cinema, mentre l'altra metà dietro, in modo che vedesse le immagini in una situazione simile a quella della televisione dove la fonte di illuminazione viene vista direttamente.
Alla fine della proiezione al pubblico venne dato un foglio e, gli sperimentatori, chiesero di descrivere ciò che avevano visto. Non ricordo se in quel documentario spiegassero almeno sommariamente di che film si trattasse
Le descrizioni di quelli che si trovavano nella situazione della sala cinematografica erano, la maggior parte, oggettive, descrivevano chi avevano visto e quello che gli attori facevano o dicevano, mentre, le descrizioni di coloro che erano dall'altra parte dello schermo erano più improntate alla soggettività e alle emozioni che avevano provato.

Adesso, mentre scrivo davanti al monitor, sto pensando al web in generale e a second life in particolare.
In second life la parola emozione ricorre molto.
Io  la provo spesso, specialmente quando mi sento escluso e quando si tratta, o meglio, quando mi parlano dei giochi a sfondo erotico.
Vuoi vedere che tutto questo è solo colpa del monitor?


P.S. (aggiunta del 24/02/20011 ore 15:15)
Ho trovato una descrizione dell'esperimento e come si chiama, Fordham experiment, di seguito il link:

http://www.facebook.com/pages/Fordham-Experiment/136937046329180

martedì, febbraio 22, 2011

Dans ma rue

Canzone classica (mica lo so se è classica o no, ma se l'ha cantata la Piaf qualcosa di classico lo deve avere per forza).
Mi piace tanto questa versione di Zaz, cantante che ha avuto successo l'estate scorsa con un'altra canzone, accompagnata solo dal piano.




Au dehors de la crypta il y a des gens qui se proménent aussi.
Ils me font peur même s'ils restent immobiles.


:-(((


Video elegante!

martedì, febbraio 15, 2011

Io The Fall l'ho scoperto così

Attraverso questa cover di una canzone dei Rammstein fatta da un gruppo russo, gli Aria.
C'è poco da fare, ragiono male per linee rette.
Preferisco i percorsi tortuosi e , se non li trovo, loro trovano me.



Io sembro calmo, prima dei compiti in classe di latino mi dicevano: "Come fai a stare così calmo?"
Non ero calmo, ora come allora sono solo inespressivo.

Si dice periodaccio. Non è vero. Sono solo io.

lunedì, febbraio 14, 2011

San Valentino - Rammstein-Du Hast ( Tu hai)

Video in tema per la ricorrenza Baci Perugina...Secondo me.
Ed infatti sono sempre stato solo. :-))


sabato, febbraio 12, 2011

Ma come passa il tempo!

Mica mi sono reso conto che son passati già quasi 2 mesi dall'ultimo post.
Mah...

Oggi ho scritto una poesia
ia    ia     ia     ò
Siccome fa un po' schifo
Domani non scriverò.

Vabbè...Ultimamente sono tirato come una corda di violino, non mi è mai capitato di dimagrire durante le feste.