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mercoledì, settembre 29, 2010

Uffa, non ho proprio fantasia.

Ammettiamo che l'attuale cloaca mostri le crepe. Un po' l'età (e io vedo più il cortisone che il botulino), un po' la pressione di certa merda che vuole spargersi oltre quello che i signori dei mercati consentono. Cosa potrebbero fare questi signori per mantenere l'unità del mercato rinunciando alla vetrina, una brutta vetrina e pagata cara ma nulla più, del presidentedituttigliitalianichesièfattodasé?
Confy ha parlato per mezzo della sua attuale presidente.
Quella vetrina, che tanto le stava bene, se non riesce più a contenere i liquami, meglio ristrutturarla o, addirittura, cambiarla.
E chi meglio di Montezemolo potrebbe offrire una stampella al cambiamento che nulla cambia?
Quante volte gliel'hanno chiesto se intende entrare in politica?
Come se la politica fosse un'osteria fumosa dove uno può scegliere se entrare o no.
Più no ha risposto il Luca, più potrà vantare di essere stato chiamato a compiere un doloroso dovere in nome e per conto della nazione tutta.
Intanto la Ferrari è tornata a vincere...

lunedì, settembre 27, 2010

Poor'Italia

Questa canzone, pubblicata in un album di quelli che si chiamavano De Sfroos (di frodo) nel 1995, scritta al tempo di "mani pulite", offre una buona visione su quella che è, ancora oggi,  l'Italia.
Come la canzone del post precedente anche questa è cantata nel dialetto del lago di Como, chiamato Laghée. La mutua comprensibilità con il Milanese, sia esso di città o uno di quelli di campagna, è quasi integralmente completa. Se non ci si fa prendere troppo dalle odierne mode localistiche, per cui ogni parlata sarebbe una lingua, si potrebbe chiamarlo Comasco e basta.  Lascio la disputa ai linguisti di professione, ma dialetto è una parola bellissima. Deriva da dialogo. Il dialetto è la lingua - e uso lingua perchè qui non ho nessun intento classificatorio - del dialogo, quella che dovrebbe essere la più diretta per comunicare tra persone che vivono nello stesso posto. Poi, un giorno, inventarono il treno, e i dialetti divennero troppo piccoli per un mondo così grande.



E sanno tutto loro, e fanno tutto loro,
furbi e canaglie, barboni e dottori,
sistemano il mondo
mentre stanno mangiando,
diventano gentili
quando trovano da scopare.
Sempre incazzati con la faccia verde,
sempre pronti a vendere anche la merda,
sempre pronti a far la cosa giusta
e poi han sempre pronta la frusta.
Vanno in Thailandia a letto con le bambine,
 picchiano la propria (figlia) perché fuma sigarette

[rit.]
E dicono "povera Italia"
e dicono "povera Italia"
e dicono "povera Italia"...
pronta una croce per chi sbaglia

Pronti a sparare a chi prova a far qualcosa
appena c'è un problema
lo buttano nel fosso
appena alzati si cagano addosso
è la filosofia per credere di essere furbi.
Si scandalizzano perché c'è la guerra
e buttano i figli in pattumiera,
ti guardano morire con la cinepresa
e poi si nascondono tutti in chiesa.
Hanno rubato tutto quel che c'era da rubare
li hanno messi in galera e hanno cominciato a piangere

[rit.]


Se va male qualcosa
ce l'hanno col governo,

se va male tutto
ce l'hanno col Padreterno,
se fa caldo vogliono l'inverno
se fa' freddo che vadano all'inferno,
vogliono la calma e fanno solo casino
comprano tutto
e non gli va mai bene niente,
dicono che loro non prendono ordini da nessuno
e poi fanno tutto quello
che gli hanno detto in televisione.
Passano la vita a pisciare controvento
perché l'importante è non essere mai contenti.
 

[rit.]
 

Sempre in prima fila
quando finisce la battaglia


domenica, settembre 26, 2010

Nomi che rimangono nella storia.

La leggenda di Guglielmo Tell inizia con lui che non s'inchina ad un cappello, simbolo dell'autorità imperiale, esposto in cima a una pertica nella piazza di Altdorf.
Solo per questo fu costretto a dover tentare di centrare una mela posta sulla testa di suo figlio.
Ma di suo figlio che si dice?



Sono il figlio di Guglielmo Tell, che era un grand'uomo
Però, di me, la gente non si ricorda neanche il nome
e pensare che ero io quel bambino con la mela sulla testa
e non potevo tremare e pregavo: "Speriamo che la prenda".
E le persone mi guardavano, tutti mi guardavano dalla finestra
tutti gli occhi erano puntati verso di me, ma io guardavo la balestra.


"Dai papà, dai papà. Proviamo almeno con l'anguria"
"Non dubitar di me figlio mio, lo sai che divento una furia"
"Dai papà, dai papà. Proviamo almeno col melone"
"Non si può figlio mio, tu lo sai. E poi non è neanche la stagione"
"Dai papà, dai papà. Proviamo almeno col pompelmo"
"Non temere figliolo, tuo papà si chiama Guglielmo"


Però non è mica tanto bello essere il figlio di Guglielmo Tell
perchè io, da quella volta, sono in giro con là il pannolino.
E sono contento per mio papà, che l'han fatto eroe nazionale
ma da allora se vedo una mela comincio a stare male, male.


Il papà era giù in fondo, giù che prendeva la mira
e io sudavo freddo, perchè tra l'altro continuava e continuava a bere birra:
"Smettila di bere, papà, se no ci vedi doppio"
"Niente paura figliolo, mal che vada, ti uccido"
Ecco lo sento, lo sento, adesso scocca!
Chi è quel bigolo che ha parlato?
Come sarebbe a dire:
"Proviamo con l'albicocca"?


Però non è mica tanto bello essere il figlio di Guglielmo Tell
perchè io da quella volta non sono più stato quello.
E sono contento per mio papà, che l'han fatto eroe nazionale
ma da allora se vedo una mela comincio a stare male, male.


Sono il figlio di Guglielmo Tell
che non si era abbassato a salutare un cappello.

giovedì, settembre 23, 2010

Benzin -RAMMSTEIN- Benzina



Non che sia una gran fatica prendere un video già tradotto (non so come) e metterlo qui.
Ma a me sti rammstein piacciono.

venerdì, settembre 10, 2010

Rambo grigio

Smarronato dal troppo vedere chi i capelli se li asfalta, che piange, piange , piange sempre.
Scazzato dal sentire chi ce l'ha duro su un palco un giorno sì e uno no e va a prendere l'acqua del Po alla sorgente per portarla alla foce in motoscafo, perchè siamo gente che lavora, mica perditempo.
Annoiato da chi sta di qua ma vorrebe essere di là, perchè le decisioni sono cose che vanno pensate e dunque pensano sempre a cosa decidere.
Schifato da chi chiama squadristi gente che protesta in pubblico.
Dopo tutto questo mi sto appassionando a quello che succede a Bienne (Biel), Canton Berna, CH, dove un uomo di 67 anni, alto quasi 2 metri, da 2 giorni sta tenendo sotto scacco la polizia.
Ha letto su un giornale che la casa dove viveva stava per essere messa all'asta e si è incazzato.

http://info.rsi.ch/home/channels/informazione/info_on_line/2010/09/10-Bienne-fuggitivo-riappare-e-spar

martedì, settembre 07, 2010

Impara l'arte e stattene in disparte.



Cosa sarà mai l'arte?
Una madonna con bambino, un Cristo, sofferente o imperioso, un san Sebastiano puntaspilli, ancora meglio, un san Bartolomeo scorticato che non si capisce se stia meglio in un locale sadomaso o in un'aula d'anatomia, un cesso capovolto, un ritratto con capelli al vento, una terza minore, il sistema modale o quello tonale, o l'uno e l'altro, una dissonanza in una melodia...
Io non so che sia l'arte.
So solo che ho un amico collezionista.

Entrando in casa sua vedo una scatolona, un parallelepipedo bianco, grande, a occhio alto più di due metri e con la base di un metro per mezzo.
Io:"Cos'è, un tuo nuovo acquisto"?
Lui:"Sì, ero indeciso se prendere quest'opera, ma è stata un'occasione, ti piace"?
Io:"Se apri la scatola e me la fai vedere te lo dico".
Lui:"Non è la scatola, è l'opera".

???

FINE

(Il filmato non c'entra nulla col post, ma mentre scrivo ascolto youtube, e stavo ascoltando questa).
(Filmato poi...Una fotogafia...Che comunque non c'entra nulla con quanto scritto sopra)

domenica, settembre 05, 2010

Seminare zizzania

Famosa, ma molto malintesa, parabola tratta dal Vangelo di Matteo.
Malintesa non tanto nel senso religioso, del messaggio di salvezza che essa porta. Io poi sono ateo, di parlare di questo messaggio, più che non averne titolo, non ho interesse.
Ma prima di continuare, leggiamola.

Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio.

Malintesa lo è per il significato popolare che essa ha assunto, in cui chiunque, e in ogni momento, è seminatore di questa infestante quando si rifiuta di seguire l'italianissimo consiglio di stare sempre zitto, che tutto si sistema col tempo, a volte semplificato con la massima: "Fatti i cazzi tuoi".
No, quasi nulla si sistema col tempo, e anche la zizzania, che qualcuno ha seminato in quello che poteva essere un buon campo di grano, è meglio coltivarla, così che, crescendo e diventando ben visibile, possa essere estirpata e bruciata.
Badate bene, sto parlando della pianta, del seminatore conservo sempre la speranza che si renda conto del danno, il più delle volte gratuito, che produce con i suoi comportamenti.
Il seminatore di zizzania ha anche un vantaggio rispetto* al coltivatore. Il primo agisce nascosto dalle tenebre della notte, il secondo alla luce del giorno.
Per questo è molto facile prendersela con coloro che, questa pianta, la coltivano, e non si girano dall'altra parte per non vedere che il campo di grano è stato rovinato da questa, nella vana speranza che il tempo sia medicina. O che ci si dimentichi che che c'è stato, un dì, un seminatore.
Loro, i coltivatori, si vedono, chi ha sparso il seme, no.
Per oggi ho finito.
Ite, missa est. (Finita per il momento...Never say never again).


*Significato di rispetto, nel caso che qualche seminatore passasse di qui.
rispetto
n m rispetto
1 deferenza sentimento di stima e di considerazione
nutrire un profondo rispetto per qlcu
2 riguardo verso la dignità e il valore altrui, non prevaricazione
avere rispetto per le opinioni altrui
portare rispetto ai propri simili
3 riguardo attenzione cura verso cose o beni
rispetto per un monumento
avere rispetto per la natura
4 ottemperanza osservanza scrupolosa
il rispetto delle regole del gioco
5 aspetto punto di vista
un affare vantaggioso sotto ogni rispetto
mancare di rispetto
offendere
con rispetto parlando
formula di scusa per dover pronunciare espressioni poco decenti
rispetto a
1 in confronto a
Rispetto all'anno scorso, si sono registrate più nascite.
2 in relazione a
Vorrei fare un'aggiunta rispetto a quanto già detto.
rispetto a
in confronto a

mercoledì, settembre 01, 2010

Poche parole eppur confuse

Oggi non è una giornata particolare.
L'unica cosa che mi viene in mente è che oggi comincia l'autunno metereologico, mentre quello astronomico, quello che insegnano a scuola, quest'anno inizierà il 23 di questo mese.

Ho i piedi freddi e sono già in inverno.

Mi diceva sempre: "Cosa ti manca..."?
Gia!
Cosa mi manca?
Le cose a casa mia sono anche immateriali...
Dopo i miei nonni, nati nel breve periodo che va dal 1898 al 1901, che hanno vissuto due guerre mondiali, uno è stato preso prigioniero al fronte del Carso e deportato in un campo di prigionia in Germania nel '18, e i miei genitori nati tra la fine degli anni '20 e la prima metà dei '30, che hanno visto la seconda guerra modiale, e mio padre è scampato ai bombardamenti dello scalo ferroviario di Milano dove lavorava, nel 1962 sono nato io, figlio del boom economico, ma educato, allevato, cresciuto da quella gente che sa che quello che c'è oggi non è detto che ci sia domani.
Non so cosa sia la fame, se non quella che si può provocare volontariamente, non ho mai visto tessere alimentari.
Come può mancarmi qualcosa...

Le cose sono anche immateriali, sì.
Ma se si ha la pancia vuota solo la materia conta. Non per tutti allo stesso modo, credo.

Eppure ho un vuoto.
Pancia piena e vuoto da un'altra parte.

L'ho sempre vissuta, questa sensazione, come una colpa.

Non ho mai scalato lo Stelvio in bici, ma l'ultima salita che ho fatto, una delle poche, era di 40 Km e arrivava oltre i 2600 metri. Il Nivolet, la valle dell'Orco, tra Piemonte e Val d'Aosta nel Parco del Gran Paradiso. Era il settembre 2004, tre mesi prima era morta mia madre. Ho sofferto quello che ho sofferto in bici, sono arrivato in cima più con i denti che con le gambe e non so quanti crampi ho patito. I polmoni erano in fiamme per tutte le sigarette che avevo fumato in quei tre mesi. Ma ci sono arrivato.

Anni prima mi capitava di non riuscire ad entrare nell'aula dell'orale anche se avevo uno scritto sufficiente.

Non sono mai stato coinvolto in una rissa, anche se mi è capitato di andarci vicino. E le volte che ci sono andato vicino ho visto gente spostarsi solo perchè li guardavo.

Quando vedevo un professore facevo di tutto per cambiare strada, il cuore cominciava a battere forte. Era paura vera.

Non riesco a divertirmi con le persone che conosco meglio, anche a cartoni animati. Non so come succede, ma nelle situazioni che mi dicono essere tra le più divertenti, o arrivo tardi o mi trovo in un angolo. Vorrei scrivere che non mi piace questo, ma non è vero. Ci sto proprio male.
L'ultimo compleanno è finito coll'essere una brutta giornata anche per quello.


Ho smesso di studiare. Decisione presa nel compleanno. Lo so, lo sapevo anche quando ho reiniziato, che era una cosa solo personale.
Adesso...Boh?!
Mi mancava veramente poco alla laurea, e tutti gli esami che avevo fatto li avevo passati al primo colpo, tranne uno. Ma in questo ultimo anno - sarà un caso, ma dopo gli svenimenti - è diventato tutto troppo pesante. Tutto è diventato solo un peso, una spesa senza speranza di guadagno.

Nel periodo della vita in cui sarebbe stato giusto e conveniente studiare per ottenere qualcosa, in cui ero più fresco, e anche preparato, non riuscivo a dare esami...Erano tutti esami a base di matematica. Non si può mentire con quella. Se ci riuscivo bene a casa come mai mi era quasi impossibile passare quegli esami?
Smisi di uscire con gli amici.
Vergogna.
Quegli stessi esami li ho passati quando non servivano, con poco sforzo, studiando nei ritagli di tempo.
Mi ero reiscritto per non pensare. Mi organizzavo per poter seguire le lezioni.

Le cose sono anche immateriali...
Non ho fame.
Ho qualcosa che mi manca.
Ho il vuoto che lascia questa mancanza.
Non mi manca nulla...E se mi manca è solo colpa mia.