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mercoledì, settembre 01, 2010

Poche parole eppur confuse

Oggi non è una giornata particolare.
L'unica cosa che mi viene in mente è che oggi comincia l'autunno metereologico, mentre quello astronomico, quello che insegnano a scuola, quest'anno inizierà il 23 di questo mese.

Ho i piedi freddi e sono già in inverno.

Mi diceva sempre: "Cosa ti manca..."?
Gia!
Cosa mi manca?
Le cose a casa mia sono anche immateriali...
Dopo i miei nonni, nati nel breve periodo che va dal 1898 al 1901, che hanno vissuto due guerre mondiali, uno è stato preso prigioniero al fronte del Carso e deportato in un campo di prigionia in Germania nel '18, e i miei genitori nati tra la fine degli anni '20 e la prima metà dei '30, che hanno visto la seconda guerra modiale, e mio padre è scampato ai bombardamenti dello scalo ferroviario di Milano dove lavorava, nel 1962 sono nato io, figlio del boom economico, ma educato, allevato, cresciuto da quella gente che sa che quello che c'è oggi non è detto che ci sia domani.
Non so cosa sia la fame, se non quella che si può provocare volontariamente, non ho mai visto tessere alimentari.
Come può mancarmi qualcosa...

Le cose sono anche immateriali, sì.
Ma se si ha la pancia vuota solo la materia conta. Non per tutti allo stesso modo, credo.

Eppure ho un vuoto.
Pancia piena e vuoto da un'altra parte.

L'ho sempre vissuta, questa sensazione, come una colpa.

Non ho mai scalato lo Stelvio in bici, ma l'ultima salita che ho fatto, una delle poche, era di 40 Km e arrivava oltre i 2600 metri. Il Nivolet, la valle dell'Orco, tra Piemonte e Val d'Aosta nel Parco del Gran Paradiso. Era il settembre 2004, tre mesi prima era morta mia madre. Ho sofferto quello che ho sofferto in bici, sono arrivato in cima più con i denti che con le gambe e non so quanti crampi ho patito. I polmoni erano in fiamme per tutte le sigarette che avevo fumato in quei tre mesi. Ma ci sono arrivato.

Anni prima mi capitava di non riuscire ad entrare nell'aula dell'orale anche se avevo uno scritto sufficiente.

Non sono mai stato coinvolto in una rissa, anche se mi è capitato di andarci vicino. E le volte che ci sono andato vicino ho visto gente spostarsi solo perchè li guardavo.

Quando vedevo un professore facevo di tutto per cambiare strada, il cuore cominciava a battere forte. Era paura vera.

Non riesco a divertirmi con le persone che conosco meglio, anche a cartoni animati. Non so come succede, ma nelle situazioni che mi dicono essere tra le più divertenti, o arrivo tardi o mi trovo in un angolo. Vorrei scrivere che non mi piace questo, ma non è vero. Ci sto proprio male.
L'ultimo compleanno è finito coll'essere una brutta giornata anche per quello.


Ho smesso di studiare. Decisione presa nel compleanno. Lo so, lo sapevo anche quando ho reiniziato, che era una cosa solo personale.
Adesso...Boh?!
Mi mancava veramente poco alla laurea, e tutti gli esami che avevo fatto li avevo passati al primo colpo, tranne uno. Ma in questo ultimo anno - sarà un caso, ma dopo gli svenimenti - è diventato tutto troppo pesante. Tutto è diventato solo un peso, una spesa senza speranza di guadagno.

Nel periodo della vita in cui sarebbe stato giusto e conveniente studiare per ottenere qualcosa, in cui ero più fresco, e anche preparato, non riuscivo a dare esami...Erano tutti esami a base di matematica. Non si può mentire con quella. Se ci riuscivo bene a casa come mai mi era quasi impossibile passare quegli esami?
Smisi di uscire con gli amici.
Vergogna.
Quegli stessi esami li ho passati quando non servivano, con poco sforzo, studiando nei ritagli di tempo.
Mi ero reiscritto per non pensare. Mi organizzavo per poter seguire le lezioni.

Le cose sono anche immateriali...
Non ho fame.
Ho qualcosa che mi manca.
Ho il vuoto che lascia questa mancanza.
Non mi manca nulla...E se mi manca è solo colpa mia.