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sabato, agosto 08, 2009

Ich bin italiäner

Questa fotografia è del 1974 o '75. Siamo, da sinistra a destra, mia mamma, mia sorella ed io. Il fotografo è mio padre. Non altero i volti perché il tempo ci ha reso irriconoscibili. Si potrebbe riconoscere quello di mia madre, ma a lei non credo che importi, ormai non c'è più. Io, in una fotografia, ho sempre o una smorfia o un contorcimento dei lineamenti che rende difficile riconoscermi persino a me stesso. E poi perché alterarli?
Siamo ad Assisi.
Mio padre è biondo come mia sorella e tutti e quattro abbiamo gli occhi chiari. E' capitato più di una volta, specialmente all'inizio delle vacanze quando la pelle non è ancora molto abbronzata, che si accostassero a noi che passeggivamo delle auto targate D ed i suoi occupanti ci rivolgessero la parola direttamente in tedesco. Solo quando si accorgevano che non stavamo capendo nulla di quello che stavano dicendo, con una espressione leggermente sorpresa e dopo una pausa durante la quale ci scrutavano, passavano all'interlingua dei turisti fatta di parole ritenute internazionali e gesti. Anche quando andammo a visitare Roma le guide abusive, i guidatori di carrozze e i venditori di souvenir cominciavano a parlare con noi o in inglese o in francese o in tedesco, ma mai in italiano.
Tutto quello che ho scritto fino ad ora, però, è solo un pretesto. La fotografia ha un dettaglio che è la sua vera parte interessante. Me ne sono accorto solo un paio d'anni fa.
Lo scatto, come ho scritto all'inizio, è di metà anni settanta. A quel tempo il muro c'era ancora ed era ben solido. La guerra del Vietnam era ancora in corso. Nei telegiornali italiani non era raro vedere Breznev che baciava un altro maschio sulla bocca, la slinguata più famosa è quella con il leader della DDR. Da metà degli anni ottanta, forse anche un po' prima, i maschi russi smisero di baciare sulla bocca altri maschi, almeno per i telegiornali italiani. Cos'era successo? Una delle immagini più orripilanti della mia infanzia era sparita dagli organi d'informazione italiani e da allora non è più tornata.
Anche dopo l'abbattimento del muro prima che vedessi un automezzo con la targa di un paese dell'est passarono un po' d'anni, nonostante viva nella provincia di Milano, non in qualche valle sperduta in mezzo alle montagne. Eppure in questa fotografia di un'altra epoca l'automobile che si vede in basso a sinistra è targata H, Ungheria. Poteva anche essere stata la vettura di qualche buontempone che si era divertito ad attaccare quell'adesivo. Ho cercato allora di risalire al modello. E' una Trabant 601. E' proprio dell'est. La Trabant che, con un altro modello, sarebbe diventata famosa nel 1989, uno dei simboli del crollo del muro.
Cos'è un simbolo prima che diventi tale?
E' una Trabant parcheggiata davanti alla basilica di Assisi, quest'ultima simbolo del tradimento dell'ideale di Francesco. Forse sono passato accanto alla gestazione della storia senza che me ne accorgessi. Gli eventi del passato che si riproducono figliando quelli del futuro.
Dopo la gestazione viene il parto. I parti della storia sono sempre dolorosi.


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