Il samurai avanzava lento completamente
bagnato dalla pioggia che ininterrottamente cadeva su quella terra
intrisa del sangue dei suoi onorevoli colleghi che come lui avevano
difeso l'onore e la vita dello shogun nella battaglia appena
terminata quando una volpe rossa uscì dal bosco e giunta davanti a
lui così gli parlò:
"Nella vita di un samurai non
esistono virgole ma solo punti. Una virgola è la spada riposta nel
fodero invece che orgogliosamente svettante sopra la testa del
guerriero pronta a colpire . Una virgola è la verga virile che pende
moscia dal pube del guerriero invece che orgogliosamente svettante
pronta a penetrare.
La vita del guerriero è segnata solo
da punti. Lo sprezzo del pericolo. La fedeltà. L'onore.”
Sorpreso dalla volpe parlante al
samurai ci volle qualche istante prima di riuscire a proferire
parola.
Con un'espressione del volto reverente
e voce ferma replicò a quel magico animale:
“Onorevole volpe rossa che hai
incrociato il mio cammino in questa giornata sanguinosa portandomi le
sagge parole dei kami per ricordarmi i doveri del guerriero, io ti
ringrazio.”
La volpe ringhiò mostrando i denti al
samurai e con voce roca così l'apostrofò:
“Hai usato una virgola. Il tuo onore
è macchiato.”
L'uomo lanciò un urlo disperato,
estrasse la spada dal fodero, la conficcò nel terreno e si liberò
dell'armatura e di tutte le stoffe che indossava, restando
completamente nudo. Riprese la spada e con questa si tagliò tutti i
suoi attributi virili lasciandoli cadere a terra. Poi lanciò la
spada lontano da lui.
La volpe andò a prendere la spada.
Tenendo questa in bocca tornò nel bosco da dove era venuta, mentre
colui che fu un valoroso samurai s'incamminò fino a scomparire nella
nebbia.
Fu vista, molti anni dopo, nella scuola
per geisha di Edo.
Aveva servito come cortigiana diversi
signori e, quando l'età l'aveva obbligata a cessare con
l'intrattenimento di questi nobili padroni, diventò insegnante in
quell'istituto di formazione fino a ricoprire il ruolo di direttrice.
Doveva tenere il discorso alle
neodiplomate, le sue prime parole furono:
“Se non troverete il vostro destino
sarà il vostro destino a travarvi...scusate...volevo dire trovarvi”.
A quel tempo Freud non era ancora nato
e, nonostante il lapsus, l'anziana geisha aveva
un'espressione del volto felice.
La volpe rossa, grazie al commercio di
spade usate, diventò il più ricco mercante d'armi di tutto il
Giappone.
***
[Il foglio su cui fu scritta questa storia, un foglio di carta di
riso scritto con caratteri in bella calligrafia, è stato usato dal
maestro durante una sessione di fireplay per depilare il pube di una
delle sue serve. Questa storia è definitivamente perduta.]
***
L'aspirante allievo si prostrò ai
piedi del famoso sensei e lo implorò:
“Grande maestro, la tua fama è
giunta fino al lontano villaggio sulle montagne da cui provengo. Sono
qui, inginocchiato ai tuoi piedi, per pregarti di essere la mia
guida. Io ti supplico, magnifico sensei, di prendermi come tuo
allievo e...”
Il grande maestro con un imperioso
cenno della mano zittì il giovane e si alzò in piedi. Sciolse l'obi
e aprì, con un movimento tanto elegante quanto deciso, il modesto
yukata che lo vestiva. Mostrò così il pube allo sguardo attonito
del giovane questuante.
Sorpreso dal comportamento del maestro
il giovane rimase immobile e a bocca aperta a fissare la verga del
sant'uomo, a poche spanne dalla sua faccia. Vide così questa
ergersi, gonfiarsi fino a diventare turgida e con il glande colorato
d'un rosso simile a quello della brace.
Dopo un po' il maestro ruppe il
silenzio, emise il kiai, un kiai forte, gutturale e profondo e,
mentre gridava, dei potenti schizzi di sperma colpirono la faccia ed
entrarono nella bocca dell'aspirante discepolo. Un po' per il timore
e un po' per la sorpresa il giovane deglutì.
Il maestro allora parlò:
“Quando avrai compreso qual è
l'orgasmo di una sega senza mani torna, sarai pronto per ricevere i
miei insegnamenti. Ora vattene!”
Il giovane, sempre inginocchiato,
indietreggiò di qualche passo, poi si alzò e corse via, piangendo
disperato.
Con la faccia rigata dalle lacrime
mischiate al seme del vecchio maestro fu visto arrampicarsi sul monte
Fuji mentre ripeteva ossessivamente, come fosse un mantra, queste
parole:
“Chi fa da sè fa per tre, se lo fa
senza mani è più potente di un re”.
Non ebbe più il coraggio di tornare
dal grande sensei e visse la vita che gli restava con l'amaro in
bocca per non essere riuscito a trovare la risposta alla sua domanda.
Una vita amara, come solo può essere
quella di un allievo senza guida.
Amara come lo sperma del grande e
irraggiungibile maestro.
***
Il contadino frusta la sua compagna con
steli di riso maturo,
le rane cantano sul bordo dello stagno.
Una lucertola blu.
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