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mercoledì, settembre 30, 2009

Non c'è solo la Legge di Murphy

Legge di Joyce.
Finche' ti morde un lupo, pazienza. Quel che secca e' quando ti morde una pecora.

Non aveva otturazioni.
Non le puzzava nemmeno l'alito ma è stata tra le cose più brutte che io abbia mai visto.
La sua bocca, contornata dal colore del rossetto che usava, un mattone arancio slavato, spalancata e urlante a 20 cm. dalla mia faccia.

Lo sapevano tutti che era una cretina. Lo dicevano, lo dicevamo tutti. Non si commentavano neanche le sue idiozie così come non si commenta l'evidenza. La cosa era palese già poche settimane dopo che il destino ce l'aveva mandata.
L'errore che ho commesso è stato di non ritenerla pericolosa.
Pazza sì!
Ma non credevo che lo fosse di quella pazzia infida che ti sorride prima di morderti.


Avevamo imparato presto che bisognava ripetere quello che l'alunno ai suoi occhi migliore di tutti diceva durante le interrogazioni. L'alunno ai suoi occhi migliore di tutti lo sapeva e volentieri si prestava a farsi interrogare fra i primi dandoci la possibilità di scrivere le sue risposte per poi riperle quando fosse arrivato il nostro turno. Lui prendeva almeno un otto, gli altri meno, secondo la scala personale, preconfezionata e rigidamente immutabile di colei che avrebbe dovuto insegnare.

Quella volta commisi un errore.
Un errore grave.
Pensai.

La formula da ripetere era:
"...è l'altra faccia della medaglia del rinascimento".
Invece, credendo che l'importante fosse fare paragoni semplici e stufo di dover ripetere le stesse cose che un altro aveva detto prima di me per ricevere poi una paga molto minore, esordii con parole mie dicendo:
"Possiamo considerare l'umanesimo come la miccia che fece esplodere la bomba del rinascim".
Non mi fece nemmeno finire. Sopportai annichilito almeno 20 secondi di insulti urlati. Ma siccome secondo la sua scala personale, preconfezionata e rigidamente immutabile ero da sei, presi comunque sei.
L'anno seguente decise che non ero più da sei e mi morse alla gola.
La settimana prima del morso mi mise un braccio sulle spalle e mi disse, sorridendo, che avrei fatto un'ottima maturità.



martedì, settembre 29, 2009

Italia, 29 settembre 2009

Caro diario,
oggi ho imparato una parola nuova in inglese:

shitalian.

C'era scritto shitalian style, però la parola style la conoscevo già e non posso dire d'aver imparato due parole.
Sono orgoglioso di vivere in un paese il cui stile è conosciuto in tutto il mondo. Prima l'arte, poi la moda ed ora ci dedicano addirittura una parola nuova per definire il nostro inconfondibile stile.

Siccome sono stato bravo e ho studiato per premiarmi ora guardo i cartoni animati.







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lunedì, settembre 28, 2009

Patria





Родина


Боже, сколько лет я иду, но не сделал и шаг.
Боже, сколько дней я ищу то, что вечно со мной,
Сколько лет я жую вместо хлеба сырую любовь,
Сколько жизни в висок мне плюет
Вороненым стволом долгожданная да-a-аль !

Черные фары у соседних ворот,
Люки, наручники, порванный рот.
Сколько раз, покатившись, моя голова
С переполненной плахи летела сюда, где

Родина.
Еду я на родину,
Пусть кричат -- уродина,
А она нам нравится,
Хоть и не красавица,
К сволочи доверчива,
Ну, а к нам -- тра-ля-ля -ля...

Боже,
сколько правды в глазах государственных шлюх !
Боже,
сколько веры в руках отставных палачей !
Ты не дай им опять закатать рукава,
Ты не дай им опять закатать рукава
Суетливых ночей.

Черные фары у соседних ворот,
Люки, наручники, порванный рот.
Сколько раз, покатившись, моя голова
С переполненной плахи летела сюда, где

Родина. Еду я на родину,
Пусть кричат -- уродина,
А она нам нравится,
Спящая красавица,
К сволочи доверчива,
Ну, а к нам -- ...

Из-под черных рубах рвется красный петух,
Из-под добрых царей льется в рты мармелад.
Никогда этот мир не вмещал в себе двух --
Был нам богом отец, ну а чертом --

Родина. Еду я на родину,
Пусть кричат -- уродина,
А она нам нравится,
Спящая красавица,
К сволочи доверчива,
Ну, а к нам -- ...




Motherland

My God
For how many years have I been walking
And I haven�t made a single step
My God
For how many days have I been looking
For what is always with me
For how many years have I been chewing
Instead of bread on raw love
How many lives at my temple
Does a burnished steel shaft spit �
The long-awaited vastness

Black headlights in the neighboring yard
Hatchways, handcuffs, torn mouth
How many times did my head
Roll off the overflowing guillotine
And flew here, where is �

Motherland
I�m going to the Motherland
Let them shout it�s ugly
But we like it all the same
So it�s not a beauty
So trustful to scum, but to us �
Tra-la-la-la-la-la-la-la-la�.
Hey, boss !

My God
How much truth in the eyes of the government whores
How much faith in the hands of the fired executioners
Please don�t let them roll up their sleeves again
Please don�t let them roll up the sleeves
Of eventful nights

Black headlights in the neighboring yard
Hatchways, handcuffs, torn mouth
How many times did my head
Roll off the overflowing guillotine
And flew here, where is �

Motherland
I�m going to the Motherland
Let them shout it�s ugly
But we like it all the same
A sleeping beauty
So trustful to scum, but to us �
Tra-la-la-la-la-la-la-la-la�.
Hey, boss!

From under black shirts bursts a red rooster
From under kind czars marmalade pours into mouths
Never has this world had room for both �
Father was our god, and our devil �

Motherland,
I�m going to the Motherland
Let them shout it�s ugly
But we like it all the same
A sleeping beauty
So trustful to scum, but to us �
Tra-la-la-la-la-la-la-la-la�.
Heeeey, boss!

Testo e traduzione trovati QUI . Non so da dove fanno saltar fuori "Hey, boss"!
Lo lascio perchè non sono in grado di tradurre e si tratta solo di brutale copia-incolla, ma non c'è nessun Hey boss.
L'idea era quella di mettere testo e traduzione affiancati su due colonne ma andrei troppo per le lunghe. Credevo di cavarmela con word o simili purtroppo l'editor del blog non accetta la formattazione.

Questi DDT mi piacciono.

domenica, settembre 27, 2009

Geometria proiettiva in anfiteatri scomodi


Non ho mai capito perchè ci torturassero con quella geometria, alla fin fine era solo una scusa per farci studiare l'algebra delle matrici, seduti su quelle panche di legno larghe appena una spanna.
Quando il vecchiaccio disse che avremmo fatto il birapporto sperai che fosse la lezione propedeutica all'orgia.
La speranza si tramutò in terrore quando mi guardai intorno. Le femmine erano solo un 5% scarso e il culo era già stato distrutto dalla panca.

Mah?!
Parabola un po' ellittica...

Metamorfosi alla meno uno

Una mattina uno scarafaggio si svegliò e si trovò mutato in un essere umano.
Prima ancora di far colazione andò in una drogheria e rubò dell'insetticida.

Fine

To be is to be

Il verbo essere non lascia scampo.
Essere, essere, essere...
Essere diviso due, tre, quattro fa sempre essere.
Se sei non puoi cambiare.
Il verbo essere è firmato sieg heil.

Orgoglio e Pregiudizio

Mai letto, però è un bel titolo.

sabato, settembre 26, 2009

Cartone animato




Oleg Gazmanov, lo stesso che ha cantato putana putana putana, non so quanto sia famoso in Russia, anche se, sia per la lunghezza della carriera, sia per i commenti che ho letto in rete credo sia molto conosciuto. Non credo che, a causa della sua età, è nato nel '51, abbia la maggior parte del suo pubblico tra  i più giovani, ma posso sbagliare. Ho messo questo clip perchè ha i sottotitoli ma ne girano altre versioni tra cui la seguente che ha un commento in francese:

L'animation est simpliste à prime abord, mais tellement vraie. N'est-ce pas aussi ce qui arrive à notre France ?
A prima vista il cartone animato è semplicistico, ma così tanto vero. Non è anche quello che sta accadendo alla nostra Francia?
http://www.youtube.com/watch?v=TBpQ_7sAM-0

E' proprio quello che ho pensato io, almeno per la prima parte del cartone animato:
"Ma guarda! Non capisco quello che dice, ma le immagini possono, pari-pari, descrivere l'Italia".
Magari pari-pari no, sarebbe troppo rubare i mattoni alla fabbrica del cremlino e non ci sono importanti miniere né un gran numero di pozzi di petrolio, ma la sostanza si adatta all'Italia molto bene.
Il brano è del 2005.
Quello che m'inquieta sono le immagini finali, l'aquila bicipite con stella rossa che scaccia il cessna di Rust.
Posso capire la nostalgia ma la chiusura al resto del mondo non porta mai buoni risultati. Non tanto per la Russia. Non solo per la Russia. Per tutti.

giovedì, settembre 24, 2009

Appunti di viaggio, sola andata.

Che bello uscire di scuola e salire in bicicletta in una giornata di primavera ed essere solo sulla strada.
Che bello essere su a Valcava e guardare la pianura in una giornata di vento.
Che bello la prima volta che ho visto il muur.
Che bello riprendere coscienza dopo uno svenimento.

Non mi viene in mente nient'altro.

mercoledì, settembre 23, 2009

Autunno

Buon autunno!



martedì, settembre 22, 2009

Un po' di mnemonica

Fantastici questi fondamentalisti :-)




Io preferisco questa :-)

domenica, settembre 20, 2009

Fiore




venerdì, settembre 18, 2009

Don Manager


Non ho frequentato molti preti durante la mia vita e tutti solo quando era necessario per passare di grado nella crescita sociale. Dunque solo dal battesimo alla cresima. Dovrei anche ricordare quelli dell'ora di religione che ho frequentato fin quando ho compiuto i 18 anni, ma di questi non ricordo poi molto, tranne uno, ai primi anni del liceo,  che ci diceva che i russi sono cattivi, che se non parli perfettamente russo non ti rispondono come gli era capitato quando era andato a Mosca, e che sosteneva l'inevitabilità dell'accumulo delle ricchezze nelle mani di pochi, vantandosi di possedere un macchinone color "blu consolare". La classe, tutta la classe, dai ciellini agli extraparlamentari di sinistra, lo guardava sconsolata quando aveva di queste uscite. Ebbe il suo momento di gloria quando fu citato in giudizio da un suo parrocchiano che non voleva essere disturbato dal suono delle campane e si vide, con tanto di fotografia, sui giornali. Sia in tribunale che in chiesa si celebrano riti. Io credo, però, che il primo fosse un luogo a lui più confacente, non necessariamente come imputato, anche avvocato o magistrato sarebbe andato bene. Il destino volle che lo incontrassi prete e che contribuisse al mio distacco dalla comunità cattolica.


Dei pochi preti che ho conosciuto solo uno però rimane ben stampato nella mia memoria. Era il don dell'oratorio maschile, una figura interessante.
Questi del prete aveva solo l'abito, era certamente ordinato sacerdote, quello sì, ma, ora ho la parola giusta per definirlo, non era un ministro della chiesa ma un manager. Ed anche un bravo manager!
Del manager aveva tutte le qualità. L'oratorio l'aveva organizzato come un'azienda. Una struttura piramidale con lui al vertice e varie divisioni decisionali ed amministrative. Poi, scendendo alla base della  gerarchia, venivamo noi  ragazzi, organizzati in gruppi come i reparti di una fabbrica.
La promozione a livelli di responsabilità maggiore era sempre curata da don Manager che cercava "teste" per mantenere alta la qualità della sua struttura. Teneva talmente tanto al suo oratorio che aveva sostituito il "lasciate che i bambini vengano a me" con "basta una mela marcia per far marcire tutto il cesto". Tante volte l'ho ascoltato mentre parlava dei ragazzi ormai persi e che fosse meglio che se ne stessero lontani dall'oratorio per non rovinare anche noi. Per spaventarci ci diceva che questi quasi criminali, secondo lui, che stavano in strada invece di stare all'oratorio, facevano il bagno tutti i giorni. "Il bagno tutti i giorni, ripugnante"! Noi eletti pensammo.
Sapeva rendersi interessante. Ci insegnava i metodi per cavarci d'impaccio durante le interrogazioni a scuola. "Ragazzi, non fate mai scena muta. Anche se non vi ricordate niente attaccatevi alla prima cosa che abbia qualche attinenza con la domanda del professore e parlate, parlate".  Don Manager spiegava.
Non ci stava a perdere e, durante le partite di calcio, la squadra in cui lui giocava vinceva sempre grazie alle gigantesche scorrettezze di don Manager.
La voglia di primeggiare, il saper rendersi interessante, saper organizzare sono tutte qualità del manager.
Era anche contento della sua posizione e non credo che ambisse a diventare amministratore delegato. Non credo che provasse invidia per il vescovo o per il papa. Lui voleva veder crescere la sua azienda e poterci mettere le mani quando qualcosa non andava. Il vescovo ed il papa erano posizioni troppo distanti, quasi troppo teoriche, dal suo campo d'azione preferito, l'organizzazione sul campo.

Ma più delle sue indubbie capacità organizzative aveva la principale e fondamentale qualità del manager. 
Sapeva raccontare le barzellette.


Dopo la cresima me lo ritrovai come insegnante di religione alle medie, non c'era lezione in cui non raccontasse qualche barzelletta.
Me ne ricordo solo due.
La prima è una barzelletta di un'atmosfera triste, non particolarmente adatta ad un pubblico di scolari delle medie,  forse è per questo che me la ricordo ancora.


Sulle opposte rive di un fiordo in Norvegia vivevano un Pino ed una Abete.
Lui guardava lei, lei guardava lui ma erano separati dal mare, potevano solo parlarsi.
Chiacchiera un giorno, chiacchiera un altro, Pino ed Abete s'innamorarono l'uno dell'altra.
"Come vorrei essere con te, Pino".
"Anche io Abete. Forse un giorno questo fiordo si chiuderà e saremo finalmente vicini".
Andò avanti così per anni, i due innamorati distanti si scambiavano tenere parole d'amore, finché, in un tremendo e freddissimo inverno una tempesta ruppe il tronco di Abete che si ritrovò così senza la sua folta  e bellissima cima.
Per tutto il resto dell'inverno i due non si parlarono. 
Arrivata la primavera Abete cominciò, preoccupata, a chiamare Pino, ma lui non rispondeva. Andò avanti così per tutta la primavera e l'estate. Abete era sempre più preoccupata.
Verso l'autunno Abete ancora chiamava piangendo sempre più disperatamente Pino:
"Pino, Pino, perchè non rispondi? Che ti sarà mai successo? Pino, rispondi Pino"!
Finalmente Pino rispose:
"Come si permette tutta questa confidenza, io mi chiamo Giuseppe".

La seconda la raccontai alla sera, durante la cena, a mio padre.
"Papà, ti racconto una barzelletta che il don ci ha raccontato oggi".
"Racconta". Disse mio padre alzando appena gli occhi dal piatto di minestra.


"C'è una signora che ha un pappagallo e che vive a Sesto San Giovanni vicino alle fabbriche.
Un giorno sparano a Togliatti..."

"Sì, e successo nel  '48". Precisò mio padre.
"Lo so, ma fammi raccontare la barzelletta". Mentii, non la sapevo la data.
"Va bene, va avanti".


"Dunque...sparano a Togliatti e sulle prime tutti credono che è morto...".


"Si dice: che sia morto". Puntualizzò mio padre.
"Sì, va bene, ma il congiuntivo l'ho appena fatto, eppoi me la fai finire 'sta barzelletta"?
"Continua...". Lui continuò a mangiare mentre mi ascoltava.


"Credono che sia morto e allora tutti gli operai delle fabbriche fanno sciopero e, in corteo, passano sotto la finestra aperta della signora dove sta il pappagallo.
Per tutto il giorno il pappagallo sente ripetere le parole che gli operai gridano mentre passano davanti a lui:
-Togliatti è morto-!
-Togliatti è morto-!
-Togliatti è morto-!
E così va avanti fino a sera.
Poi arriva la notizia che Togliatti non è morto ma che è stato ferito. E' in ospedale ma è ancora vivo.
Il giorno dopo gli operai che vanno al lavoro passando sotto la finestra dove c'è il pappagallo lo sentono dire:
-Togliatti è morto-
Si fermano e dicono al pappagallo:
-No, non è morto-.
Ma il pappagallo va avanti a ripetere quelle parole.
E questo succede per un po' di giorni. Il pappagallo continua a ripetere:
-Togliatti è morto-.
E gli operai che si fermano sempre più numerosi e arrabbiati sotto la finestra gli dicono:
-Sta zitto pappagallaccio, Togliatti non è morto, brutto pappagallo capitalista sta zitto o ti ammazziamo-
La signora dopo un po' di giorni sente questo vociare e s'affaccia alla finestra ed è sorpresa a vedere una folla di operai arrabbiati sotto la sua finestra.
Un operaio la vede e le dice:
-Signora, ti diamo una settimana di tempo e se non fai smettere al tuo pappagallo di dire - Togliatti è morto- veniamo su e l'ammazziamo.
- Ma no- dice la signora - è solo un pappagallo ed io ci sono affezionata-.
- Una settimana, o smette o è morto-. E se ne vanno a lavorare.
La signora è disperata perchè è tanto tempo che ha il pappagallo e gli vuole bene. Allora chiama il parroco per spiegargli cosa è successo.
Arriva il prevosto e la signora gli spiega tutto.
Dopo averla ascoltata il prete le dice - Non preoccuparti, lo prendo io il pappagallo e lo porto in posto dove gli faremo scordare quelle parole. Abbi fede figliola -.
Prende il pappagallo e se ne va.
Durante tutta la settimana gli operai passano ma vedono che non c'è il pappagallo allora vanno a lavorare senza dire niente.
Passata la settimana il prevosto torna con il pappagallo e spiega alla signora che è tutto a posto e di fidarsi di lui.
Quando passano di nuovo gli operai, la mattina dopo, vedono che il pappagallo è tornato e si radunano sotto la finestra - Dai, brutto pappagallo, dillo che Togliatti è morto così ti facciamo la pelle -. Ma il pappagallo sta zitto.
Gli operai insistono - E parla, dillo, Togliatti è morto, Togliatti è morto, Togliatti è morto...-.
il pappagallo allora parla e dice - Sia lodato Gesù Cristo -".

A questo punto sono con un sorriso, orgoglioso di come l'ho racconta questa barzelletta, ad aspettare la risata di mio padre. Lui alza lo sguardo dal piatto e, assolutamente inespressivo, mi guarda per un attimo prima di dire a mezzavoce:
"Ah".
Come se nulla fosse riprese a mangiare.





P.M.T - Born Again (To numb the pain)





do you remember the day we're born
all these hours we've spent together
i taught you things you cloudn't imagine
you showed me pleasure witch made
me shiver

nothing had to change born again

nothing had to change all i need is to born again

to nums the pain

do you remember what we used to swear
no limits to dare as long as we share
we'll nevergonna be like the others
we've gotso much to discover

mothing had to change born again

nothing had to change all i need is to born again

i cheat on solitude
by wasting my time with you
but deep inside i really know
i will alwys be alone

do you remember wathwe used to swear to be
i gave you my nam & never felt si free
i had no idea you were the enemy
now your lies are slowly killing me

born again to numb the pain born again
all i need is to born again


    i cheat on solitude
    by wasting my time with you
    but deep inside i really know
    i will allways be alone

    do you remember what we used to be
    i gave you my name & never felt so free
    i had no idea you were the enemy
    ah now your lies are slowly killing me





    Finché non si è morti si è vivi.
    Da me ogni tanto viene a trovarmi la bestia...ma quella è una tara mentale mia.
    Forse dovrei tentare di descriverla.

    giovedì, settembre 17, 2009

    Palla rossa sulla spiaggia

    Mi scorderete

    Dietro a me, 
    sulla spiaggia,
    lasciavo ad ogni passo
    un'orma .
    Erano alle mie spalle
    come il mio passato.
    Un'onda le cancellò.
    Era come se non fossi 
    mai passato.
    Era come se non fossi 
    mai esistito.
            
                      4/12/1979



    Giornata di merda.
    "Simpatica" email di prima mattina dall'amico d'infanzia leghista e papista, e mi fa frullare i coglioni 'sto troglodita. A me, ateo, quella merda leghista rende simpatici perfino i credenti, mussulmani questo significa.
    Il fischio nelle orecchie è aumentato.
    Al pomeriggio il funerale di mia zia.

    Ma che cazzo ci faccio con questa merda di blog?

    Merde!!!

    mercoledì, settembre 16, 2009

    Due libri



























    Le scansioni sopra sono quelle delle copertine di due libri che ho trovato in una cassetta in soffitta. Non vivo in una casa molto vecchia, ha esattamente la mia età. Credo che quella cassetta piena di libri sia stata dimenticata in soffitta dai tempi del trasloco che fece la mia famiglia poco prima che nascessi.

    Quando la trovai, saranno stati i primi anni '80 del secolo scorso credo, rovistando al suo interno incuriosito durante una missione esplorativa in casa mia - sì, ogni tanto esploro le immediate vicinanze, trovo sempre qualcosa - vidi che conteneva per la maggior parte libri di contabilità, del padre di mia madre credo, che per me avevano un interesse nullo. Rovistando più in profondità ne uscì un piccolo vocabolario ottocentesco stampato in calcografia su una carta robusta, ancora oggi è un piacere accarezzarne le pagine e sentire le lettere in rilievo e, appena sotto a questo i due libri di cui potete vedere la copertina. Questi ultimi due sono appartenuti a mio nonno paterno, in uno dei due c'è la sua firma su una delle prime pagine e l'altro non può essere appartenuto all'altro nonno.

    A sinistra:
    Ho scelto la libertà, di Victor Kravchenko, finito di stampare il 2o marzo 1948.
    E' stampato su una carta orribile che risente ancora della povertà del dopoguerra.
    Questo libro l'ho letto subito dopo il rinvenimento, non mi ricordo molto. Molto antisovietico ma un po' meno anticomunista di quello che ci si potrebbe aspettare per un libro uscito in Italia nel periodo delle elezioni del 1948. E' una mia opinione, se volete farvene una vostra, leggetevelo, sono 862 pagine di ricordi dell'autore da quando è nato, nel 1905, alla sua defezione. Mi era piaciuto.




    A destra:

    Il famigerato libro di propaganda del Partito - lo scrivo ancora con la lettera maiuscola, ora più che mai - un'accozzaglia di propaganda e menzogne condite con una buona dose di volgarità. In amore e in guerra tutto è permesso, lo dico senza ironia. Non mi piace ma è così.
    Finito di stampare il 15 maggio 1945.
    Nelle prime 4 pagine i ritratti di Marx, Engels, Lenin (non capisco l'ostinazione di traslitterare la "ie" con la "e", comunque si dice Lienin) e Stalin. La carta è migliore rispetto all'altro, nonostante questo non sono mai riuscito a leggerlo se non qualche brano qua e là ed è stato più che sufficiente.



    Non ho nessuna intenzione di scrivere qui di "politica" e del perchè continui a definirmi comunista.

    Quello che voglio dire è che mi ha sempre incuriosito il fatto che questi due libri si trovassero assieme, uno sopra l'altro nella stessa cassetta ed appartenuti alla stessa persona. Questi due scritti, divisi dalla cortina di ferro, nella mia famiglia hanno convissuto e, ancora assieme, sono arrivati fino a me.
    Scrivevo prima che il libro di propaganda comunista non poteva essere appartenuto all'altro mio nonno. No, non poteva. Negli anni '20 e '30 lui aveva la tessera dell'altro partito, sparita nel periodo dell'otto settembre 1943. Da allora non si interessò più di politica, ammesso che prima fosse interessato e non si tesserò solo per convenienza, come si racconta in famiglia.
    Nella casa del nonno paterno arrivava, ancora in tempo di guerra con i nazisti appena fuori dalla soglia, L'Unità clandestina.

    Li ho amati entrambi i miei nonni. Quello paterno che andavo a trovare la domenica dove, in casa sua, trovavo L'Unità di fianco a Famiglia Cristiana comprata da mia nonna e quello materno che viveva nella stessa mia casa e leggeva tantissimo tra un cruciverba e un altro. Il primo fabbro, il secondo impiegato contabile.

    Ora questi due libri stanno, fianco a fianco, nella mia biblioteca su una mensola dedicata alla storia.
    Continuano a convivere.











    martedì, settembre 15, 2009

    Le frontiere

    Mi piacciono le frontiere.

    Anche nelle serie, come sa chi mastica di matematica, alla frontiera succedono le cose più porche.

    La frontiera non è una netta linea di demarcazione, è più un indefinito spazio di possibilità.

    La frontiera la immagino come la terra di nessuno. Da temere. Da conquistare. E quando è conquistata, o persa, ecco che si para davanti un'altra frontiera.

    Oppure è la stessa?

    Era un piacere tutto mio quello di fermarmi tra i posti di controllo tra due stati, almeno quando non c'era il rischio che qualcuno sparasse, e guardare prima avanti e poi girarmi indietro. Lì uno stato, là un altro. I miei piedi dove?

    La terra di nessuno...Bello!

    La frontiera è come l'onda sulla spiaggia. Dove finisce la terra e comincia il mare?

    La frontiera si allarga e si restringe, non c'è geometra che riuscirà ad imbrigliarla.

    Oltre la frontiera l'ignoto. Ma lei è sempre lì che ti ricorda che non ti abbandonerà mai. Fai un passo verso l'ignoto e lei farà altrettanto.

    Le frontiere sono le mie compagne di viaggio. Ogni tanto qualcuna perde d'interesse ed io cambio direzione e vado verso un'altra parte. Per quanto possa cambiare il percorso loro sono sempre lì.

    Anche ora che raramente mi sposto da casa ho le frontiere che mi tengono compagnia. Non sono solo spazi esterni le frontiere ma anche parte di me stesso. A volte me ne si presenta qualcuna nuova, interessante o noiosa, stupenda o terribile. Sono comunque mie.

    Io sono le mie frontiere.

    Una cosa mi hanno insegnato a proposito di me stesso. Non arriverò mai da nessuna parte perchè voglio essere dappertutto.

    Non mi resta che continuare a camminare.




    Bottiglia verde e bicchiere rosso


    Prova scanner.
    Però!
    Si vede perfino la cacca delle mosche.
    Peccato che si possa fare solo con la roba piccola.

    Icona dell'Italia del secondo dopoguerra - Il piano K.


    lunedì, settembre 14, 2009

    De bello incivile (libro primo)

    Durante la guerra incivile il vadavialcuu era un'arma leggera tra le più usate in entrambi gli schieramenti mentre il comunista a raffica era usato solo da una delle due parti.
    Armi che ai più appaiono inoffensive tra quelle che di quando in quanto il vil denaro possa comprare, ma il cuu non tutto puote sopportare, soprattutto se in mancanza di adeguata lubrificazione. I derivati del petrolio ed anche delle mandorle in quei tempi valevano più dell'amore del bel suol natio. Il resto lo fece l'abitudine e la genetica, parola di significato oscuro ma molto in voga tra lo terzo stato irrivoluzionario de li tempi suddetti, che ebbe formato un popolo uso ad obbedir tacendo e tacendo obbedir nonostante la pandemia emorroica. Ma non tutti e soli vantaggi si puotono avere e, così buona razza come diocomanda, trovàssi tra le chiappe il prezzo di tanto puro e duro amor di patria.
    Egli, il nostro comandante del reggimento del di sopra, dopo notti insonni passate a pontidare con li neuroni rimastagli dal vile attacco si risolse a dotare lo suo schioppettante esercito con nuove armi d'importazione, cosicché rispondere potesse a nuovi attacchi de li sinistri eserciti de off the dark side of the moon e puro ancho per difendere la superior nostra cultura, che si capisce puro dall'uso della lingua bella de li nostri avi.
    Preparandosi all'attacco a Mosca, o a Moschea, che certe sottigliezze non usano trarre bénifici effetti a gente che guarda al risultato e non al modo in cui questo podaria essere conseguito, ché il tempo è denaro e puro codesto scarseggia, si fece ordine per l'acquisto in nero, sicché non di malcelato razzismo si voglia sospettare, di arma pesante di mezzogiorna provenienza.
    Una gigantesca minchia reperita fu al negozio senza troppo negoziare, sempre per il tempo risparmiare che quando passa più non torna mentre il denaro esso puote, e se si fa fatica a potere basta volere, che adeguatamente lubrificato assume un certo valor di mercato, ancho se poscia non è più lubrificasto.
    Armati d'una minchia schierò i suoi 8 milioni di cotolette, per respingere i clandestin invaders, dei quali nulla si capisce quando parlano perché usi a zuzzurrelleggiare per mari, monti e piani invece di andare a schola o a laurà, lungo la sacra frontiera del fiume
    Pooo po-po-po-po pooo pooooo.



    domenica, settembre 13, 2009

    Only two magic little words...




    ...thank you.

    sabato, settembre 12, 2009

    Li chiamavamo murales



    Fotografie del febbraio 1989.
    Gorgonzola, una corte lungo il naviglio.
    Il murales è di fine anni '60, inzio anni '70.

    Murales, sempre, anche se è uno solo.
    Quando ci passavo davanti da bambino ogni volta giravo la testa per guardarlo. Rarissimo, se non unico, caso di immagine pubblica di donna con le tette al vento in quel paese. Mi chiedo ancora come mai le truppe oratoriane non fecero mai un blitz per pecettarle, come si faceva per le locandine dei film.
    E quella parola, SEX, chissà come mai attraente. Forse anche perché sulle pagelle al posto di sei scrivevano sex, in modo che lo scolaro furbo non potesse trasformarlo facilmente in sette.
    Se hai sex sei sufficiente.
    Sex and money, l'uno accanto all'altro. Questo l'avrei capito molto dopo.
    Un trattato di economia applicata per immagini.
    Se fai sex and money sei più che sufficiente. La domanda e l'offerta. Work and money.
    Peccato che non sia riuscito a fotografarlo completamente illuminato ma, a febbraio, il sol dell'avvenire è ancora molto basso.
    Oggi questo murales, già rovinato nel 1989, è quasi completamente cancellato.
















    giovedì, settembre 10, 2009

    Voglio una reflex!


    Anno 1979, 1980 o giù di lì, in primavera.
    Centrale Esterle, Porto d'Adda.
    Mai saputo che cazzo ci facesse lì quell'uomo.

    martedì, settembre 08, 2009

    La cappellata sistina

    Per fare il collezionista d'arte bisogna avere, ed è la cosa più importante, uno spazio adeguatamente grande e rinforzato per poter contenere quel par di tonnellate di cataloghi di mostre o aste e riviste che ogni anno bisogna comprare per dar a vedere, soprattutto a sè stessi, che si è impegnati in 'sì dura attività.
    Bisogna altresì partecipare a mostre, personali, collettive o comitive, visitare gallerie, tunnel ed anfratti, per farsi vedere dagli altri collezionisti, pena il rischio di di essere espulsi dal branco di questi solitari cacciatori di capolavori, perché collezionare non è nel cuore ma riconoscersi dall'odore. Un altro luogo di ritrovo lo chiamano vernissage, non so cosa sia, forse perchè non sono collezionista ma vernisseur e un posto con quel nome mi ricorda il luogo di lavoro, dunque me ne tengo lontano.
    Il vero collezionista non ammette repliche quando battezza un artista, di cui ha almeno un'opera o brama di possederla più che possedere una femmina, ammettendo in via del tutto ipotetica che questo sia possibile, col carisma del genio. Per inciso, il collezionista è sempre maschio, quando sembra femmina è un trans, e neanche tanto d'avanguardia. Quando si osa, a proprio rischio e pericolo, mettere in dubbio la loro sapienza, esperienza e il loro gusto superiore affinato negli anni frequentando i posti di cui sopra, si viene sepolti, tra insulti e contumelie (cosa sono le contumelie? Boh...Saran dei fiori) sotto una lapide con scritto sopra il tuo nome, il tuo cognome e ben in grande IGNORANTE, data di nascita (una disgrazia) e di morte (un ignorante in meno, gaudemus!).
    Io questo errore lo feci molti anni fa e ne sto ancora pagando le conseguenze.
    Discutendo con un rappresentante, ancora un vitello per la verità, della mandria dei collezionisti ebbi l'ardire di mettere in dubbio i suoi insegnamenti che con tanto amore e passione mi stava elargendo. Mi scrutò per qualche secondo con un'espressione tra lo schifato e l'affranto, poi, in un inatteso lampo di umanità mi disse:
    "Prima di parlare bisogna studiare la storia dell'arte. Tu, per esempio, conosci la cappella sistina del Caravaggio"?
    Lo guardai anch'io per qualche momento prima di rispondere:
    "No".
    Mi sorrise, certo di aver ben compiuto la sua opera di evangelizzazione e, prima di benedirmi e comminarmi la penitenza così parlò:
    "Vedi, allora, le tue sono solo parole dette per dar fiato alla bocca. Studia, studia".
    Ora, seguendo il suo consiglio ho studiato per tutti questi lunghi anni ma, anche adesso che ho wikipedia che sa tutto, non sono riuscito a trovare quel capolavoro che deve stare alla base di tutte le conoscenze artistiche.
    Per favore, aiutatemi voi o sarò costretto a morire IGNORANTE.

    lunedì, settembre 07, 2009

    martedì, settembre 01, 2009

    Tavola, bottiglia e bicchiere rossi


    Le frecce tricolori in Libia

    Niente fumo, niente arrosto.