Anche nelle serie, come sa chi mastica di matematica, alla frontiera succedono le cose più porche.
La frontiera non è una netta linea di demarcazione, è più un indefinito spazio di possibilità.
La frontiera la immagino come la terra di nessuno. Da temere. Da conquistare. E quando è conquistata, o persa, ecco che si para davanti un'altra frontiera.
Oppure è la stessa?
Era un piacere tutto mio quello di fermarmi tra i posti di controllo tra due stati, almeno quando non c'era il rischio che qualcuno sparasse, e guardare prima avanti e poi girarmi indietro. Lì uno stato, là un altro. I miei piedi dove?
La terra di nessuno...Bello!
La frontiera è come l'onda sulla spiaggia. Dove finisce la terra e comincia il mare?
La frontiera si allarga e si restringe, non c'è geometra che riuscirà ad imbrigliarla.
Oltre la frontiera l'ignoto. Ma lei è sempre lì che ti ricorda che non ti abbandonerà mai. Fai un passo verso l'ignoto e lei farà altrettanto.
Le frontiere sono le mie compagne di viaggio. Ogni tanto qualcuna perde d'interesse ed io cambio direzione e vado verso un'altra parte. Per quanto possa cambiare il percorso loro sono sempre lì.
Anche ora che raramente mi sposto da casa ho le frontiere che mi tengono compagnia. Non sono solo spazi esterni le frontiere ma anche parte di me stesso. A volte me ne si presenta qualcuna nuova, interessante o noiosa, stupenda o terribile. Sono comunque mie.
Io sono le mie frontiere.
Una cosa mi hanno insegnato a proposito di me stesso. Non arriverò mai da nessuna parte perchè voglio essere dappertutto.
Non mi resta che continuare a camminare.
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