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martedì, ottobre 06, 2009

Tramonto tra mare e monti


L'aver molto spesso la testa da qualche altra parte, oltre al tornare a piedi quando vado in bicicletta in un posto, raro me è capitato, implica darsi dell'idiota 5 minuti dopo , a volte quando sono particolarmente sveglio e in fase anche solo pochi secondi dopo.
Dopo che?
Dopo che qualche circuito neuronale secondario, penso appartenente alla linea dedicata alla sicurezza e al mantenimento in funzione del dispositivo marco 29081962, è intervenuto a segnalare al sistema di elaborazione centrale che lo stimolo precedentemente filtrato come rumore era invece un'informazione significativa.
Se rinasco voglio essere un microprocessore - dai, mi allargo, un miniprocessore - con un ritardo massimo di 9 nanosecondi.
Master però, ché gli altri processori che mi voglion far fare quello che vogliono loro mi fanno subito girare le balle. E il sistema si fotta pure, che è un risultato anche quello.

Era bello stare in riva al mare, solo, a guardare il tramonto.
La spiaggia di Viareggio o lì vicino durante una gita scolastica di fine inverno o inizio primavera, quelle gite che durano tre o quattro giorni, sex, drug and rock 'n' roll.
Come no!
Nei film forse.
Noi ci si accontentava di andare in alberghi di località balneari non ancora aperti al pubblico veramente pagante perchè sprovvisti di riscaldamento, erano costruiti per funzionare solo d'estate e utilizzavano noi studenti per il rodaggio prima dell'apertura, e in quel caso anche senza coperte.
Sopravvivere al freddo della notte era già qualcosa, specialmente per coloro che si erano avventurati nell'esperienza della doccia gelata. Niente riscaldamento, niente acqua calda, ché per dei govani virgulti è disdicevole abituarli a simili comodità. Ne va dell'uomo e della sua tempra.
Ah già!
Eravamo sulla spiaggia...torniamoci. Ci si muove e con addosso il cappotto ci si riscalda.
Proprio bello il mare d'inverno. Al tramonto poi!
La musica della risacca e quella brezza che risuona nelle orecchie...Cazzo!
Ho lasciato il cappello in camera, mi si gelano le orecchie. Alzo il bavero del cappotto, intanto il mio sguardo si perde all'orizzonte.
Ma che bei colori!
E penso...
A che penso?
Boh!
Dopo tutti questi anni chi se lo ricorda più. In ogni caso a qualcosa stavo pensando, non è possibile non pensare.
Il sole riflette nel mare, che ancora lascia intravedere il suo blu prima che diventi nero, i suoi raggi sempre più arancioni fino a diventare di un rosso acceso e, alla mia sinistra mi sento sfiorare, una mano si appoggia al mio braccio, sento questo rumore:
"Ciao Marco, che bello questo tramonto. Romantico. Come è bello il mare"!
Mi giro verso l'interferenza e vedo che è una mia compagna di classe, ma in quel momento, per me, poteva essere anche un cammello.
A ben ricordare era carina, aveva anche le migliori gobbe di tutta la classe ma, in quel momento e solo per me, era un'interferenza che disturbava l'elaborazione in corso.
La fissai un attimo negli occhi e, onestamente, chiaramente, impassibilmente le dissi:
"Preferisco la montagna".
Mi rigirai verso il mare.
Solo diversi minuti dopo intervenne il circuito di sicurezza che lanciò la procedura PIRLA!!!
La procedura PIRLA!!!, quando interviene, seppur in ritardo, blocca l'elaborazione dei dati in coda e carica quelli in cima alla pila confrontandoli col contesto.
Mi girai di scatto verso sinistra ma non c'era più nessuno.
Mi rimisi a guardare il tramonto sul mare.
Non era più così bello.

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