..................................................................................................

_________________________________________________________________










lunedì, settembre 27, 2010

Poor'Italia

Questa canzone, pubblicata in un album di quelli che si chiamavano De Sfroos (di frodo) nel 1995, scritta al tempo di "mani pulite", offre una buona visione su quella che è, ancora oggi,  l'Italia.
Come la canzone del post precedente anche questa è cantata nel dialetto del lago di Como, chiamato Laghée. La mutua comprensibilità con il Milanese, sia esso di città o uno di quelli di campagna, è quasi integralmente completa. Se non ci si fa prendere troppo dalle odierne mode localistiche, per cui ogni parlata sarebbe una lingua, si potrebbe chiamarlo Comasco e basta.  Lascio la disputa ai linguisti di professione, ma dialetto è una parola bellissima. Deriva da dialogo. Il dialetto è la lingua - e uso lingua perchè qui non ho nessun intento classificatorio - del dialogo, quella che dovrebbe essere la più diretta per comunicare tra persone che vivono nello stesso posto. Poi, un giorno, inventarono il treno, e i dialetti divennero troppo piccoli per un mondo così grande.



E sanno tutto loro, e fanno tutto loro,
furbi e canaglie, barboni e dottori,
sistemano il mondo
mentre stanno mangiando,
diventano gentili
quando trovano da scopare.
Sempre incazzati con la faccia verde,
sempre pronti a vendere anche la merda,
sempre pronti a far la cosa giusta
e poi han sempre pronta la frusta.
Vanno in Thailandia a letto con le bambine,
 picchiano la propria (figlia) perché fuma sigarette

[rit.]
E dicono "povera Italia"
e dicono "povera Italia"
e dicono "povera Italia"...
pronta una croce per chi sbaglia

Pronti a sparare a chi prova a far qualcosa
appena c'è un problema
lo buttano nel fosso
appena alzati si cagano addosso
è la filosofia per credere di essere furbi.
Si scandalizzano perché c'è la guerra
e buttano i figli in pattumiera,
ti guardano morire con la cinepresa
e poi si nascondono tutti in chiesa.
Hanno rubato tutto quel che c'era da rubare
li hanno messi in galera e hanno cominciato a piangere

[rit.]


Se va male qualcosa
ce l'hanno col governo,

se va male tutto
ce l'hanno col Padreterno,
se fa caldo vogliono l'inverno
se fa' freddo che vadano all'inferno,
vogliono la calma e fanno solo casino
comprano tutto
e non gli va mai bene niente,
dicono che loro non prendono ordini da nessuno
e poi fanno tutto quello
che gli hanno detto in televisione.
Passano la vita a pisciare controvento
perché l'importante è non essere mai contenti.
 

[rit.]
 

Sempre in prima fila
quando finisce la battaglia


Nessun commento: