Non riesco a ricordarmi la data. Grosso modo può essere un qualunque anno della seconda metà degli anni '80.
Avevo già passato, male, l'esame di analisi 1 e qualche altro. Non ho voglia di ricordare precisamente.
Stavo andando al politecnico lungo una via che dalla stazione della metro va verso il campo sportivo che è vicino ai dipartimenti di elettronica e chimica.
Di solito scendevo a Piola, chissà perchè ero sceso a Lambrate.
Vidi, qualche decina di metri davanti a me, una sagoma conosciuta. Era il professore di matematica che avevo avuto l'ultimo anno di liceo. Ero sicuro che fosse lui, una sagoma, un passo e una maniera di vestirsi inconfondibile.
Mi era simpatico e allungai il passo per avvicinarmi. Anche solo per dirgli quello che stavo studiando, che qualcosa avevo fatto, niente di particolare. Forse solo perchè mi era simpatico.
Man mano che la distanza diminuiva cresceva in me un malessere. Non paura. Simile però.
Arrivato ad un paio di metri da lui mi bloccai. Forse qualcuno che camminava dietro di me mi urtò. Lo guardai, fermo in mezzo al marciapiede, allontanarsi.
Non credevo di essere arrivato al quel punto. Fino a pochi anni prima non sospettavo nemmeno che quel punto esistesse.
Abbassai lo sguardo e vidi il mio braccio. Il pelo era dritto. Sembravo il mio gatto.
Durante gli esami era anche peggio.
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21 ore fa
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